A fine agosto la Cina ha testato un veicolo ipersonico capace grazie ai razzi Long March di circumnavigare il pianeta. Lo ha fatto mantenendo un basso profilo, tuttavia la cosa è stata adeguatamente seguita dal Pentagono, il quale si è trovato improvvisamente a dover riconoscere una disarmante realtà: i suoi avversari sono ben armati. Stando a cinque agenti dell’Intelligence americana consultati dal Financial Times l’evento avrebbe infatti stupito, se non addirittura scioccato, i militari statunitensi, con i generali a stelle e strisce che non si sarebbero mai aspettati che Beijing potesse essere già in grado di realizzare simili prodezze tecnologiche.
Per comprendere appieno lo stupore del Pentagono è opportuno chiarire un fattore rilevante: il mezzo in questione non è solamente dotato di una gittata notevole, ma è anche caratterizzato dalla capacità di caricare testate nucleari ed è particolarmente difficile da intercettare. Lo strumento ipersonico messo in mostra è stato peraltro in grado di raggiungere il proprio obiettivo dopo aver circumnavigato l’intero globo e lo ha fatto sfruttando un sistema che, diversamente dai normali missili balistici, è particolarmente insidioso da prevedere perché non segue una tradizionale traiettoria parabolica.
Pare che il mezzo non si sia dimostrato particolarmente preciso – si parla di un errore di circa 30 o 40km -, tuttavia gli USA ritenevano che gli omologhi orientali non fossero ancora in grado di avvicinarsi a un simile risultato. I razzi ipersonici possono essere manovrati agilmente, cosa che di fatto rende inaffidabili gli attuali sistemi di difesa antimissilistica, inoltre la loro gittata mondiale permetterebbe alla Cina di colpire virtualmente da qualsiasi direzione, infiltrandosi attraverso le aree meno protette.
Detto questo, la situazione è meno disperata di quanto potrebbe sembrare, se non altro perché risulta altamente improbabile che Beijing abbia intenzione di sferrare un attacco. Anzi, il Ministro degli Esteri cinese Zhao Lijian ha prontamente assicurato che il test in questione sia legato all’esplorazione di moduli spaziali riciclabili e non a esercitazioni belliche.
Come abbiamo imparato nei lunghi anni della Guerra Fredda, però, il confine tecnologico tra missioni spaziali e lanci missilistici è estremamente sottile, pertanto è lecito pensare che l’intenzione cinese sia comunque quella di tenere in scacco l’hubris militarista di Washington. Gli USA stanno infatti già sviluppando da tempo degli strumenti ipersonici del tutto affini a quelli esibiti recentemente da Beijing, quindi a scioccare l’Occidente non è tanto lo sviluppo di un’ennesima arma di distruzione di massa, quanto il fatto che questa non sia esclusiva agli statunitensi.
[di Walter Ferri]