I discendenti di Toro Seduto e Cavallo Pazzo, i cui veri nomi erano Bisonte che si siede e Il suo cavallo è pazzo, hanno fatto visita in Italia, tra tradizioni, cultura, spiritualità ma anche politica e relazioni internazionali. Una delegazione del popolo Lakota, i famosi guerrieri delle praterie che abbiamo conosciuto nei film ed erroneamente conosciuto come Sioux, ha passato una settimana nel nostro Paese, più precisamente a Firenze. Grazie al lavoro svolto dalla’Associazione Wambli Gleska (Aquila Chiazzata), ufficialmente riconosciuta dal Consiglio Tribale Sicangu e Oglala – rispettivamente di Rosebud e Pine Ridge, Sud Dakota, USA – come loro rappresentante in Italia e Europa, ha preso corpo l’evento Wolakota 2021. Un mese di eventi, dal 4 al 28 ottobre, per sugellare l’amicizia toscana e italiana con il popolo Lakota, tra lo storico Palazzo Medici-Riccardi, sede della mostra antropologico-etnografica, e il Grand Hotel Mediterraneo in cui sono state svolte, e si svolgono, conferenze e seminari.
I giorni clou dell’evento sono stati il 4 e il 10 ottobre. Nel primo caso, in occasione della cerimonia di aperura, presso Palazzo Medici Riccardi, sono stati firmati accordi e trattati internazionali di amicizia, riconoscimento e collaborazione tra le tribù della Nazione Lakota, la Città di Firenze, il Comune di Berceto (Parma) e l’UNESCO. Presente anche Ragini Gupta, Console Generale presso il Consolato degli Stati Uniti d’America a Firenze, la quale, sebbene non previsto dal protocollo, ha deciso di sottoscrivere gli accordi intrapresi.
In data 10 Ottobre è stata ufficialmente istituita la Giornata del Ricordo, in memoria e onore di tutte le vittime del genocidio dei popoli che abitavano l’Isola della Tartaruga (come da loro chiamato il Centro-Nord America). Per l’occasione, decine di cavalieri appartenenti alla parte Guelfa di Firenze hanno scortato la delegazione Lakota in una storica cavalcata che ha portato alla cerimonia istitutiva avvenuta in Piazza della Signoria, davanti alle cariche politiche e religiose della città.
Durante i vari cerimoniali, seminari e conferenze previsti al Wolakota 2021 si è parlato della traumatica storia che ha riguardato i popoli che abitavano il continente prima dell’arrivo dei colonizzatori europei, delle violenze perpetrate sui loro corpi e le loro menti e di come questo abbia colpito i lori spiriti. I componenti della delegazione, accompagnati da Alessandro Martire, Presidente di Wambli Gleska e Rappresentate delle tribù Sicangu e Oglala presso l’Alto Commissariato dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, sono stati: Moses Brings Plenty, discendente diretto di Brings Plenty – guerriero Oglala Lakota che ha combattuto nella famosa battaglia di Little Big Horn del 1876, leader spirituale, attore e attivista, insieme alla compagna Sara Ann Haney-Brings Plenty, della Nazione Cheyenne; Marla e Charles Bull Bear, del Lakota Youth Developement; Wayne Weston, docente del Lakota Youth Develpoment; Roy Yellow Howk, delegato del Presidente del Consiglio Tribale di Rosebud.
Tra le varie cose, Brings Plenty ha condannato l’isterica ipocrisia di chi, nell’impeto del politically correct, adesso chiama nativo-americani chi fino a poco tempo fa chiamava Indiani d’America, nel tentativo imbonitorio dell’apparenza del cambiamento in assenza di cambiamento. La delegazione ha più volte parlato della sistematica violazione dei diritti umani che queste popolazioni continuano a subire ancora oggi, dell’iniquità, del razzismo, della povertà e dal degrado sociale ed ecologico cui queste persone senza identità sono sottoposte. La delegazione ha quindi parlato anche di spiritualità, di tradizioni e cultura. Marla Bull Bear, direttrice del Lakota Youth Developement, ha raccontato le terribili sofferenze delle giovani generazioni, senza una precisa identità, a cui non è permesso di essere indiani ma nemmeno di essere americani. Bull Bear ha parlato delle difficoltà dei più giovani e quali sono i progetti rivolti a loro che permettono di recuperare la propria storia, cultura, tradizioni e soprattutto quella spiritualità ormai persa o in decadenza.
[di Michele Manfrin]