domenica 22 Dicembre 2024

Francia: il Parlamento approva la proroga dell’emergenza fino a luglio 2022

Mentre diversi paesi europei si muovono verso un ritorno alla normalità e alla revoca delle norme speciali, la Francia ancora una volta cammina in senso opposto, mostrando una delle vie più rigide e autoritarie nella gestione della pandemia. L’Assemblea Nazionale, ovvero il parlamento francese, ha approvato il disegno di legge “Vigilanza sanitaria”, che estende lo stato di emergenza sanitaria fino al 31 luglio 2022 e sancisce che fino a tale data potrà rimanere in vigore il passaporto sanitario. Il provvedimento è stato adottato con soli 10 voti di differenza, 135 voti favorevoli e 125 contrari, dopo due giorni di intensi dibattiti caratterizzati anche da accesi scontri tra maggioranza e opposizioni sia di destra (Rassemblement National) che di sinistra radicale (France Insoumise). Il testo approderà al Senato il prossimo 28 ottobre per ottenere l’approvazione definitiva prima di diventare legge.

L’esecutivo ha presentato la proposta di legge come una semplice “cassetta degli attrezzi” che consentirà di prendere le misure giuste per fronteggiare eventuali nuove ondate pandemiche. Lo stato di emergenza prorogato al luglio ’22 finirebbe per attraversare i prossimi appuntamenti democratici del Paese, interessando sia le prossime elezioni legislative che quelle parlamentari. Un motivo in più, racconta la testata France 24, per alimentare le proteste delle opposizioni. Il partito di sinistra radicale France Insoumise, in particolare, denuncia una svolta autoritaria del governo Macron. Dall’inizio dell’emergenza Covid sono state diverse le misure contestate introdotte dal governo: dalla legge di “Sicurezza globale” che introduce il reato penale contro chiunque diffonda immagini in grado di «danneggiare l’integrità fisica e morale» degli agenti di polizia; alla norma sul green pass che a differenza di quanto previsto negli altri paesi europei prevede risvolti penali con il rischio del carcere per chi entra in locali pubblici senza esserne in possesso.

 

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