venerdì 22 Novembre 2024

Il mondo si muove verso la legalizzazione della cannabis

Dopo almeno 50 anni di proibizionismo a livello globale, sono forti le spinte verso il cambiamento, a favore di una decriminalizzazione delle droghe leggere se non di una loro completa legalizzazione. Nella maggior parte dei paesi del mondo la cannabis è ancora completamente illegale, anche se spesso e volentieri il consumo non è effettivamente perseguito. Praticamente in tutto il continente africano, come anche in quello asiatico, l’uso di cannabis non è tollerato. In alcuni paesi come Arabia Saudita e Malesia, addirittura, sia il consumo che il possesso sono puniti con il carcere, mentre per il traffico si rischia la condanna capitale. Spesso non c’è alcuna distinzione tra droghe pesanti e droghe leggere.

L’Uruguay di Pepe Mujica ha aperto la strada

In America Latina, grande vittima del proibizionismo di matrice statunitense, la cannabis è per lo più illegale ma depenalizzata. Fa eccezione l’Uruguay, il primo paese al mondo ad aver legalizzato l’uso non solo medico, ma anche ricreativo della cannabis nel 2013. Con la legge 19172 del 19 luglio 2017, voluta dall’allora presidente José “Pepe” Mujica, è anzi diventata monopolio di stato, con un prezzo fissato a 70 centesimi al grammo. È legale anche coltivarla in casa, purché ci si iscriva ad uno dei vari circoli di coltivatori istituiti dal governo, ed è legale acquistarla, in farmacia, con un tetto mensile di 40 grammi. Produttori e consumatori sono poi tenuti ad iscriversi ad un registro presso il ministero della salute. Almeno per i cittadini uruguaiani, insomma, tutto è regolato.

La situazione in Europa

Anche in buona parte del continente europeo la cannabis resta una sostanza illegale e criminalizzata, ma la situazione, tra i vari stati, è piuttosto eterogenea. Si va da paesi come l’Ungheria, dove al pari di paesi come l’Arabia Saudita non esiste alcuna distinzione tra droghe leggere e pesanti e i reati legati alla cannabis sono puniti nello stesso modo in cui sarebbero puniti quelli legati, per esempio, all’eroina, a posti come i Paesi Bassi, dove invece regna una politica di tolleranza. Anche in Olanda, conosciuta in tutta Europa come la patria della cannabis legale, la legislazione è complessa a riguardo. In realtà la produzione è vietata e anche la vendita può essere punita, ma se a gestirla è un coffee shop autorizzato, che vende fino ad un limite di 5 grammi a consumatore, allora non viene avviata un’investigazione. Si tratta insomma di una politica più permissiva e orientata alla regolamentazione, volta a prevenire i rischi di un mercato nero della droga sia per gli individui che per la società.

15 Stati Usa hanno legalizzato l’erba

Forse il caso più interessante è quello degli Stati Uniti, i padri della war on drugs e oggi attraversati in lungo e in largo da una spinta riformatrice che sta interessando anche gli stati più tradizionalisti. Nel 2012, il Colorado e Washington hanno per primi intrapreso la strada della legalizzazione: al referendum, la maggior parte degli elettori ha votato sì. Da allora, sono quindici gli stati in cui l’uso della marijuana non comporta più severi iter legali (tra cui la California, il più popoloso), così come il distretto di Columbia.

In tutti gli stati della West Coast – da Washington all’Arizona – i soggetti dai 21 anni in su possono legalmente fare uso di marijuana. Per quanto riguarda la marijuana medica, gli stati ad averne legalizzato il consumo sono – comprendendo anche i quindici sopracitati – trentasei. Mentre in New Jersey, Arizona, Montana e South Dakota gli elettori sono andati alle urne solo a novembre 2021, votando per legalizzare la cannabis ricreativa, per Idaho, Wyoming, Kansas, Tennessee, Alabama e South Carolina la Marijuana è ancora del tutto illegale. In Texas, tra gli Stati più conservatori, è ora legale solo l’olio di CBD, principio attivo della cannabis avente proprietà rilassanti e mediche, ma non psicoattive.

Venerdì 4 dicembre 2020, la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato un disegno di legge per porre fine al divieto federale sulla cannabis, una delle tappe che segue il Marijuana Opportunity Reinvestment and Expungement Act del 2019 (MORE Act), il quale legalizzerebbe effettivamente la cannabis rimuovendo la marijuana dal Controlled Substances Act, cosicché ci sia un piano federale condiviso tra tutti gli stati. Gli altri punti fondamentali del MORE Act sono: l’eliminazione delle precedenti condanne per crimini legati alla marijuana, l’introduzione di tasse sulla marijuana e la creazione un nuovo programma di spesa del governo.

Il 14 luglio 2021, i senatori Chuck Schumer, Cory Booker e Ron Wyden hanno presentato un disegno di legge per legalizzare e regolamentare la cannabis a livello federale: il Cannabis Administration and Opportunity Act. Come ha affermato Wyden, il proibizionismo ha causato gravi danni alle piccole comunità, soprattutto alle comunità afroamericane. Ha inoltre diffuso falsi miti e promosso una politica di terrorismo psicologico. Legalizzare la cannabis, per anni, è stato sinonimo di incontrollato disastro: si parlava di aumento della criminalità, grande facilità nel passare all’uso di altre sostanze (la cosiddetta “gateway drug theory”), incidenti stradali, omicidi, stupri, furti ed altri cataclismi. Insomma, i proibizionisti prefiguravano l’avvento di una società “drogata” e un paese sull’orlo dell’abisso.

La legalizzazione migliora la società?

I dati che dimostrano che si sta verificato l’opposto. In Colorado e Washington i consumi di cannabis tra i minori di diciotto anni sono iniziati a calare appena dopo la legalizzazione (dato indirettamente proporzionale rispetto al resto della nazione, dove invece il consumo – non ancora legale – andava aumentando). Non solo, ma l’uso delle droghi pesanti è diminuito, smentendo così la teoria del passaggio. Senza parlare dello svuotamento delle carceri per crimini relativi alla detenzione e al consumo di marijuana, che porta chi di dovere a una maggiore attenzione per crimini realmente gravi. La criminalità organizzata, poi – che da sempre ha lucrato sulla sostanza in quanto illegale – si è vista messa con le spalle al muro: tutto di guadagnato per l’economia dello Stato, con nuove e ingenti entrate fiscali.

Un rilancio dell’economia e un nuovo settore lavorativo che possa fruttare in più sensi, questa la vera “conseguenza” della legalizzazione, e parlano i dati: gli stati ad avere legalizzato la cannabis non hanno assolutamente riscontrato un aumento degli incidenti mortali, tantomeno a un aumento dei reati e della criminalità in generale.

Il caso del Canada

Un altro Stato da prendere come esempio, in cui la cannabis è stata legalizzata e ha prodotto effetti tutt’altro che negativi, è il Canada. Nel mese di giugno di due anni fa, il paese ha approvato in via definitiva la legalizzazione della cannabis a scopo ricreativo. Successivamente, nel mese di ottobre, la vendita e il consumo a scopo ricreativo della Marijuana sono stati ufficialmente legalizzati. Come primo grande paese industrializzato – e prima nazione del G7 e del G20 – a fare un passo avanti considerevole per l’argomento marijuana, il Canada è stato preso come esempio e “fonte d’ispirazione”.

La legalizzazione della cannabis ha permesso alle comunità scientifiche di fare passi avanti, visto che la centenaria scia del proibizionismo ha compromesso in maniera considerevole la veridicità di informazioni, oltre a rendere più complicata la ricerca. Il Canada ha scelto di legalizzare la cannabis anche per contrastare il mercato illegale e sono stati fatti passi avanti, anche se le vendite illecite – seppur diminuite – ci sono ancora andando a insistere principalmente sui quartieri popolari. Le cose sono cambiate per ciò che concerne la situazione legale, le carceri non sono più affollati da semplici consumatori e sono diminuiti gli arresti nella comunità afroamericana. Rimane invece strada da fare per risanare tutte le ingiustizie derivanti dalla criminalizzazione dell’erba in passato, visto i tanti che ancora si trovano in carcere per scontare pene comminate negli anni passati.

La cannabis nel rilancio dell’economia

Il fruttuoso business che l’erba avrebbe generato era stato stimato dal capo economista del CIBC World Markets, Avery Shenfeld, in uno studio del 2016: Growing Their Own Revenue: The Fiscal Impacts of Cannabis Legalization. Lo studio – che prevedeva le possibili entrate per il governo sulla base di previsioni di vendita – ipotizzava entrate da un minimo di tre miliardi a un massimo di dieci miliardi di dollari. L’ultimo studio che analizza i cambiamenti nel mercato canadese risale all’estate 2021 ed è stato pubblicato da alcuni ricercatori su Drug and Alcohol Review. Nello studio viene specificato come il mercato legale della Cannabis sia aumentato del 648%: da 158 negozi un mese dopo la legalizzazione, a 1.183 negozi due anni dopo la legalizzazione.

Insomma, diversi paesi nel mondo hanno avviato un processo di graduale decriminalizzazione della cannabis e molti altri stanno appena iniziando a prendere questa strada. Persino gli Stati Uniti, il paese che ha inventato la guerra alla droga, si stanno muovendo in questa direzione, anche se in modo discontinuo ed eterogeneo. La strada è ancora lunga, ma il cambio di direzione appare segnato. 

[di Francesca Naima e Anita Ishaq]

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