Lo avevano annunciato, lo hanno fatto. Con una concretezza che non appartiene alla politica in poche settimane gli operai in lotta contro il licenziamento della fabbrica GKN di Campi Bisenzio (Firenze) hanno scritto e depositato alla Camera una proposta di legge per impedire alle aziende le delocalizzazioni selvagge. Una proposta di riforma dal basso, scritta dai lavoratori per i lavoratori, che nei suoi presupposti risponde a un principio apparentemente elementare eppure non riconosciuto: “Delocalizzare un’azienda in buona salute, trasferirne la produzione all’estero al solo scopo di aumentare il profitto degli azionisti, non costituisce libero esercizio dell’iniziativa economica privata, ma un atto in contrasto con il diritto al lavoro, tutelato dall’art. 4 della Costituzione”.
La proposta di legge è stata cofirmata da 26 parlamentari, con primi firmatari Matteo Mantero (Potere al Popolo!), Yana Ehm (Gruppo misto, ex M5S), Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana). Essa prevede: limiti severi alle delocalizzazioni (ovvero spostamento degli stabilimenti all’estero) per le aziende con oltre 100 dipendenti; obbligo per le aziende di presentare al ministero un piano per la salvaguardia dei lavoratori che dovrà essere approvato dalla maggioranza dei lavoratori attraverso i sindacati; la possibilità per gli operai di associarsi in cooperativa e rilevare la fabbrica con diritto di prelazione e con il sostegno dello stato. La proposta di legge è stata sottoscritta anche da 50.000 cittadini su change.org (dove è consultabile il testo della proposta).
Si tratta di una proposta di legge che ha l’obiettivo di incidere in maniera decisa contro gli abusi delle aziende e di prevedere strumenti reali e concreti per proteggere i posti di lavoro in un mercato sempre più selvaggio e dominato da multinazionali che negli ultimi mesi hanno abituato a licenziamenti di massa e chiusure di interi stabilimenti produttivi da un giorno all’altro. Un implicito segnale del fatto che gli operai non hanno particolari aspettative verso il cosiddetto “decreto contro le delocalizzazioni” proposto al governo da 5 Stelle e Partito Democratico: una norma dalla cui bozza è scomparso ogni richiamo alle sanzioni verso le aziende che non rispettino gli accordi, e che quindi – anche in caso di approvazione – rischia di non servire quasi a nulla.
I 422 lavoratori della GKN sono in lotta dal luglio scorso, quando l’azienda per la quale lavorano (multinazionale inglese di componentistica per auto) gli annunciò il licenziamento senza preavviso e via mail, causa chiusura dello stabilimento e spostamento all’estero della produzione. Da allora la lotta dei lavoratori GKN è stata senza sosta e il loro slogan (“Insorgiamo”) è diventato simbolo anche mediatico delle situazioni analoghe vissute di tanti lavoratori. La curiosità politica, ora, sarà vedere come si comporteranno i vari partiti politici di fronte alla proposta di legge operaia, a cominciare da PD e M5S, che a parole hanno sempre appoggiato le iniziative degli operai della GKN.