giovedì 21 Novembre 2024

Un’inchiesta ha rivelato chi paga Matteo Renzi

Ci sono una società di consulenza del Regno Unito e anche un quotidiano coreano. E soprattutto ci sono due società italiane di cui una fondata da Alessandro Benetton e persino il ministero delle Finanze della dittatura dell’Arabia Saudita. In totale il senatore e leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ha intascato tra il 2018 e il 2020 la somma di 2,6 milioni di euro per partecipazioni conferenze ed altri servizi. A rivelarlo le carte della procura che indaga sui finanziamenti della fondazione Open e divulgati da Il Fatto Quotidiano.

I versamenti principali ricevuti dal politico fiorentino sono 653mila euro dalla società Arcobaleno Tre srl, per la produzione del documentario “Firenze secondo me” e per aver conferito alla società “mandato esclusivo” a rappresentarlo e per la realizzazione di “opere dell’ingegno”. Altri 507mila euro circa dalla Celebrity Speakers Ltd, società del Regno Unito che promuove relatori famosi per le conferenze, per “più speech svolti dall’ex premier”. 147.300 euro invece arrivano da Algebris, società di gestione del risparmio riconducibile a Davide Serra”, in passato finanziatore della stessa fondazione Open.

Doveroso segnalare come non vi siano profili illeciti in questi versamenti ricevuti, ma di certo alcuni di essi mostrano evidenti criticità dal punto di vista politico, capaci quantomeno di far dubitare un possibile conflitto d’interessi. Ad esempio, sempre per partecipare a una conferenza, Renzi ha ricevuto 19.032 euro dalla società 21 Investimenti Sgr di Alessandro Benetton, proprio mentre il governo dibatteva sulla revoca della concessione Autostrade alla famiglia Benetton in seguito alla tragedia del ponte Morandi. Coincidenza: quando il 10 gennaio 2020 Italia Viva motivò le ragioni della sua uscita dal governo Conte II, tra queste venne elencata proprio la contrarietà al ritiro della concessione delle autostrade ai Benetton.

Altri versamenti paiono molto delicati da difendere dal punto di vista politico. Delle relazioni intrattenute da Renzi con la dittatura dell’Arabia Saudita molto si è scritto. Ma i documenti rivelano bonifici per oltre 43mila euro ricevuti direttamente dal Ministro delle Finanze del Paese saudita e altri quasi 40mila dalla “Saudi commission For Tourism Arabia Saudita” . Quello Saudita è un regime dispotico e assoluto, che Renzi definì nientemeno che la “culla del nuovo Rinascimento” in una conferenza pubblica dinnanzi al principe ereditario Mohammad bin Salman, indicato in un rapporto della Cia come il mandante diretto del rapimento e dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, fatto a pezzi nei locali dell’ambasciata saudita in Turchia.

Matteo Renzi ha denunciato la pubblicazione dei bonifici ricevuti come una «violazione delle leggi e della Costituzione» annunciando una «lunga battaglia in sede civile e penale per ottenere il risarcimento che merito». È lo stesso Matteo Renzi che il 17 gennaio 2018 sventolò il proprio conto corrente alla trasmissione televisiva Matrix, vantandosi di avere un saldo di 15.000 euro e affermando «io credo nella trasparenza e vorrei che tutti i politici mostrassero i loro conti correnti» aggiungendo che «se un politico ha conti correnti diversi da questo c’è qualcosa che non torna».

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2 Commenti

  1. Si sono già mobilitati per sostenere che è illegittimo e inappropriato mostrare conti bancari, anche perché non esisterebbero inchieste in corso. Entrare nel merito è sempre molto rischioso, i poteri usano prima fare passi in ordini di principio, rispettare poi le procedure e infine formare commissioni che entrino nel merito.
    Così la verità è sempre frutto di una mediazione.

  2. Renzi è il fondo della politica. A parte le leggi che, forse, non avrà infranto, c’è un tema di opportunità grosso come un elefante

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