Il governo Draghi ha deciso di garantire nuovi fondi per il reddito di cittadinanza, tuttavia non ha mostrato alcun interesse nel rinnovare i contratti dei cosiddetti navigator, ovvero coloro che dovrebbero essere la chiave di volta su cui si regge l’intero impianto di reintroduzione al lavoro. Considerando che ANPAL, l’ente pubblico che si occupa di gestire questo genere di politiche sociali, è già stato affidato al commissario straordinario Raffaele Tangorra, molti danno per scontato che l’esperienza del reddito di cittadinanza abbia ormai i giorni contati e che il Governo italiano stia smantellando con discrezione il progetto.
Allo stesso tempo, questo ridimensionamento dalla misura cardine dei Cinque Stelle ha imposto una riflessione sul quanto sia stato fatto fino a oggi, con alcuni che lamentano l’inefficienza del reddito declassandolo a un aiuto di Stato. In tutto questo, uomini e donne che avrebbero dovuto aiutare disoccupati e inoccupati vengono frequentemente etichettati come opportunisti che si sono limitati a incassare uno stipendio governativo, esseri fondamentalmente inutili che si sono dimostrati inadatti a risolvere la crisi del settore lavorativo. Per fare chiarezza abbiamo raggiunto Flaminio, navigator che ha avuto modo di approfondire per anni le dinamiche che si muovono nei dietro le quinte del reddito di cittadinanza. Piccola nota deontologica: Flaminio è un nome di fantasia, utilizzato per preservare l’identità reale del navigator.
Complice un lancio eclatante in cui si è scenograficamente fatto notare che il reddito di cittadinanza sarebbe stato gestito da figure prese addirittura dal Mississippi (Domenico Parisi, ndr), le ultime evoluzioni in merito a competenze e scopi dei navigator hanno frustrato le aspettative… testate e personaggi pubblici hanno quindi sollevato un dubbio sul cosa stia succedendo, sul cosa stiano effettivamente facendo i navigator.
Flaminio: Subito dopo l’uscita del bilancio la situazione era chiara: si prevedeva un rinnovo per il reddito di cittadinanza, ma non per la nostra figura attuale. […] Si sono dimenticati completamente della nostra figura che, checché ne dica molta stampa, è una figura che è stata utile. I soggetti che sono stati coinvolti direttamente hanno avuto un servizio che prima non avevano: potevano contare su persone laureate che avevano una determinata competenza che andava da quella psicologica a quella giuridica a quella economica – competenze che per trattare di lavoro sono fondamentali. […]
Passando all’oggetto di quello che facciamo, noi trattiamo diverse cose. Gestiamo tutta quella che è la parte burocratica del reddito di cittadinanza – la firma di documenti, la determinazione della condizione dei soggetti, gli esoneri, le esclusioni, eventuali soggetti che devono essere trasferiti ai servizi sociali, quindi registriamo tutto questo su dei server. Questa è la parte burocratica legata a quelli che sono i percettori del reddito. Sempre legata a loro c’è anche la ricerca del lavoro, la profilazione – cioè determinare con precisione qual è la condizione del soggetto in modo da avere una modalità, una strategia, per andare verso la ricerca del lavoro e dell’occupazione.
Altra parte è quella dedicata alle aziende, cioè la ricerca vera e propria di quelle che sono le opportunità lavorative, ovvero le vacancy, che devono essere offerte ai lavoratori. Questo è il nostro macro-ambito, poi nel dettaglio ci sono molte cose più specifiche.
Quindi la ricerca della domanda di lavoro, il capire quali aziende siano interessate e a cosa, la gestite attivamente o passivamente? Siete voi che contattate le aziende o sono le aziende che contattano voi?
Siamo noi, attivamente… visto che i centri per l’impiego hanno una notevole carenza di personale, ci siamo trovati in difficoltà evidente e manifesta, da anni. […] Noi andiamo a cercare le aziende, poi c’è qualche azienda un po’ più virtuosa che oltre che a rivolgersi a privati – Adecco, per esempio – si rivolge anche al centro per l’impiego. Il nostro ruolo era quello di avere un contatto diretto con le aziende, svilupparlo, mantenerlo – che è una cosa difficile – e provare a fare un effettivo incrocio tra domanda ed offerta. Poi covid, problemi di personale e occasionali problemi fisici di server – che non funzionano nel modo idoneo – hanno creato delle limitazioni notevoli al nostro lavoro.
Ora però si parla di rivoluzionare il sistema dei navigator passando la palla – appunto – ad agenzie private, le quali trattengono una parte degli incentivi che la Regione elargisce nel caso il lavoratore venga collocato. Questi incentivi diretti non rischiano di creare dei sistemi in cui verranno fomentati turnover artificiosi per poi incassare quella percentuale?
Questo è uno dei possibili sviluppi della questione. […] La nostra esperienza ci porta al fatto che, appena possiamo approfittarne di qualcosa, lo facciamo. Questo, dal mio punto di vista, è approfittarsene, non lavorare per il lavoratore o per lo Stato.. che poi, a questo punto anche il privato lavorerebbe per lo Stato. […] Se il privato gestisce una cosa che dovrebbe essere pubblica, dal mio punto di vista, lavora per lo Stato. Quindi devi rendere conto allo Stato, non puoi essere “privato” totalmente, devi essere controllato, quantomeno.. ma se il controllore, il controllante e il controllato coincidono tutti, si solleva il solito problema.
A proposito di controlli.. notizia di questi giorni, c’è stato un giro di malaffare da 15 milioni di euro con la Romania…
Parlate con l’INPS. Fate queste domande all’INPS e chiedetegli tutto, soprattutto perché ci sono dei soggetti pensionati nei nostri elenchi, perché ci sono dei soggetti invalidi nei nostri elenchi, perché ci sono persone che lavorano da cinque anni nei nostri elenchi e perché, al contempo, non ci sono altri soggetti. Poi, aprirei un’altra questione sulle problematiche che sono i CAF e i patronati.. io non so come lavorano, ma vedo che molti [di questi] soggetti sono stranieri. […] Se si rivolgono a un CAF o a un patronato, penso che il lavoro di questi enti sia di aiutarli, ma anche di evitare a questi soggetti delle sanzioni penali. Quantomeno chiedendo dei documenti. Va bene che è un’autocertificazione, ma se l’autocertificazione espone il soggetto a conseguenze penali, civili, restituzione di soldi che non si hanno e quant’altro, questi altri enti dovrebbero adiuvare sempre lo Stato […] se ognuno fa il proprio interesse, cioè incassa quel poco che viene dato al patronato e agli altri enti per seguire il soggetto, ma poi quel soggetto non viene effettivamente seguito, viene lasciato in balia di sé stesso… cioè, ci sono soggetti che non hanno il requisito della cittadinanza. Non lo hanno! Ma lì il CAF dovrebbe saperlo subito e dire a questi soggetti “guarda, tu non hai i requisiti”.
Poi, tutti quelli che presentano personalmente [l’autocertificazione]… vai a leggere il Decreto: dov’è la Guardia di Finanza assunta, dove sono i carabinieri che dovevano essere assunti? Io parlo di legislazione non rispettata, di promesse non mantenute. Era la legge che prevedeva queste cose, poi è stato deciso anche per altre problematiche – relative al covid – di destinare i fondi da altre parti, probabilmente. Non si può dire che [il reddito di cittadinanza] è fallimentare… mancano i pezzi!
Pur tenendo conto di questa mancanza di pezzi, nel momento in cui uno di questi soggetti deve presentarsi da voi, i nodi non dovrebbero comunque venire al pettine?
Dipende. Non quelli economici, perché loro dichiarano l’ISEE e noi non facciamo un controllo fiscale. Noi verifichiamo la situazione lavorativa che viene data dalle Cob (comunicazioni obbligatorie, ndr) che sono nel sistema e le Cob sono peraltro l’unica cosa che nessuno può modificare sul server. Sono un po’ come oro colato: se quelle ci sono, così è.
Come hai accennato, molti dei percettori che avete in carico non sono occupabili, ma altri sono semplicemente inadatti ai ruoli che vi vengono richiesti. Allo stesso tempo continuiamo a sentire spingere l’idea che ristoratori e imprenditori si trovano senza personale, senza stagionali e così via.. le due posizioni non dovrebbero stonare?
Vanno separate totalmente, queste due cose. Anche perché: la legge parla di offerta congrua. Se io guadagno di più prendendo il reddito, sono legittimato dalla stessa legge a dire “datore di lavoro, no grazie”. Se il reddito prevede una soglia che ritiene dignitosa per vivere e l’opposto dovrebbe essere un lavoro che mi permette di vivere dignitosamente.. se questo lavoro, a pieno regime, 40 ore settimanali, mi da uno stipendio che è inferiore al reddito.. Il problema non è nostro, è di qualcun altro che vuole farsi le tasche gonfie.
Una cosa che c’entra meno, ma che mi ha sempre incuriosito.. il famoso software di incrociamento dei dati di cui ha molto parlato Parisi, è stato fatto?
C’è, è stato fatto. Funziona per l’85%, non è da buttare via. Andrebbero integrati meglio alcuni aspetti […]. A parte il rimando tra servizi sociali e noi, il quale dovrebbe essere gestito in un determinato modo, ma… ho scoperto che esiste un ulteriore server, che è quello di GePI, sul quale i servizi sociali si appoggiano, ma GePI e SIU (il Sistema Informativo Unitario, ndr) parlano solo per quanto riguarda la trasmissione diretta in prima istanza. Cioè: mi arriva la domanda dall’INPS, ma dove va? Servizi sociali o centro per l’impiego? Adesso non c’è la possibilità di rinviarci tra di noi le informazioni dal software, di fatto ci siamo creati noi direttamente dei contatti con quelli che sono i servizi sociali. Né il centro per l’impiego, né ANPAL hanno fatto nulla. Siamo noi che, autonomamente, ci siamo creati una linea di contatto. Il server funziona, poi.. la condizionalità, per due terzi non è stata applicabile. Per legge. Siamo in pandemia, le condizionalità non si applicano, così come non si applicano quelle relative alla NASpI (l’indennità mensile di disoccupazione, ndr), alla DIS-COLL (l’Indennità di disoccupazione per i lavoratori con rapporto di collaborazione coordinata e continuativa, ndr) e a tutte le altre condizionalità del mondo legislativo italiano. […] La condizionalità non è stata applicata, però da quando siamo stati abilitati stiamo ancora aspettando una procedura definitiva che dev’essere concordata tra Regione, centri per l’impiego, ANPAL.
Però sono passati anni da che hanno imbastito il sistema dei navigator.
La condizionalità è però riapplicabile da luglio 2020.. è passato un anno. […] All’inizio c’era, ma noi non eravamo pronti ad applicarla perché il server doveva essere messo a posto, bisognava concordare la spedizione delle raccomandate con il centro per l’impiego, le modalità con la Regione.. quindi la burocrazia non è proprio velocissima..
Alla fine, c’è stato un qualche momento in cui la condizionalità è risultata attiva?
Legalmente si. In qualche punto d’Italia, dove i centri per l’impiego si sono resi disponibili ad applicarla. In altri no. Ecco.. di tutto quello che abbiamo detto, ti posso fare un quadro della mia provincia e della mia regione. Ognuno lavora a modo suo. Lombardia, Valle d’Aosta, Liguria.. i contatti li ha creati in parte ANPAL attraverso un altro sistema, Microsoft Teams, su cui abbiamo fatto le lezioni online e su cui facciamo le conferenze […]. Da Teams noi possiamo direttamente andare a recuperare dati e file che sono collegati sia alla mail che ai nostri server di ottimizzazione. Quindi ovvio, era un progetto che aveva bisogno di tre anni di preparazione e cinque anni di obiettivo. Sul breve periodo, in una pandemia, è anacronistico chiedere che funzioni. Non è forzato, non è chiedere troppo. È anacronistico. Non può funzionare. Non può funzionare, ci sono troppe modifiche da fare.
[di Walter Ferri]