Tutti i riflettori sono puntati sulla situazione migratoria e politica al confine tra Polonia, Lituania e Bielorussia, ma diverse voci si stanno levano per denunciare come questo genere di scontro possa essere un “diversivo” per allontanare l’attenzione da un’area geografica che fino a poco fa destava la massima attenzione: l’Ucraina.
Ecco dunque che Gabrielius Landsbergis, Ministro degli Esteri lituano, lascia intendere che la Russia potrebbe invadere le terre controllate da Kiev mentre l’omologo ucraino, Dmytro Kuleba, non manca di denunciare l’esistenza di una «sofisticata infrastruttura militare che è pronta a manovre offensive contro l’Ucraina». Il Segretario di Stato USA è stato altrettanto esplicito e, in un discorso tenuto con il Ministro degli Esteri francese, ha accusato la Bielorussa di stare attirando l’attenzione su di sé così che la Russia possa gestire un’intensificazione delle manovre in Ucraina.
Mosca, dal canto suo, non nega di aver rinforzato gli eserciti stazionati al confine, piuttosto sottolinea attraverso il portavoce Dmitry Peskov che una simile interpretazione sia fondamentalmente errata. La lettura che sta emergendo in Occidente sta in effetti decidendo deliberatamente di non dar voce a quanto è successo sul territorio ucraino nelle scorse settimane, in particolare chiude un occhio sul fatto che il 19 di ottobre il Segretario della Difesa a stelle e strisce, Lloyd Austin, sia volato a Kiev per incontrare il Ministro della Difesa locale, Andrii Taran.
Si è trattato di un incontro diplomatico che, pur non giungendo all’attenzione delle masse, ha toccato temi importanti quali le «aspirazioni Euro-Atlantiche» dell’Ucraina e la riconferma della «partnership di difesa» tra le due nazioni. In altre parole, si è discusso dei rapporti tra Kiev e la NATO, nonché dei $60 milioni di armi concessi dagli USA all’Ucraina sotto forma di pacchetto assistenziale strategico, due tematiche che la Russia legge come provocazioni. A inizio novembre, poche settimane dopo l’incontro organizzato da Lloyd Austin, gli Stati Uniti hanno notato i movimenti militari del Cremlino, aprendo quello che potrebbe essere definito come un canale diplomatico con Mosca, solo che al posto di affidare tale diplomazia al Ministro degli Esteri, la Casa Bianca ha deciso di passare la questione al direttore della CIA, Bill Burns. Inutile dire che l’atteggiamento coercitivo adottato non ha incontrato la benevolenza russa.
L’ammassamento delle truppe sul confine ucraino non fa certamente dormire sonni tranquilli a Kiev, ma è inesatto descrivere il contesto in una prospettiva unilaterale; l’Ucraina si trova piuttosto a fare nuovamente da palcoscenico all’ennesima sfida per procura tra USA e Russia, una sfida che vede le due potenze contendersi l’influenza sulla cosiddetta “nuova cortina di ferro”.
[di Walter Ferri]