L’11 novembre il Parlamento greco ha approvato una norma che rende reato la diffusione di fake news. Il reato prevede sanzioni sia per i redattori delle notizie sia per i proprietari dei mezzi di informazione, che rischiano fino a cinque anni di carcere, oltre il pagamento di multe. Tuttavia il provvedimento non specifica quali siano i parametri determinanti una fake news, lasciando dedurre che sia discrezione della magistratura dirimere di volta in volta i casi. Il rischio che la libertà di informazione e di parola sia ulteriormente messa in discussione, in un Paese dove risultava già compromessa, è tale per cui diverse associazioni internazionali si sono già mobilitate per chiedere l’immediato ritiro della norma dal parte del Governo greco.
L’art. 191 del codice penale greco ora sancisce che “chiunque, pubblicamente o via internet, diffonda o divulghi notizie false in grado di causare preoccupazione o paura nel pubblico o minacciare la fiducia pubblica nell’economia nazionale, nella capacità di difesa del Paese o nella salute pubblica” venga punito “con l’imprigionamento per almeno tre mesi e una multa”. Inoltre, “se l’atto è stato commesso ripetutamente attraverso la stampa o online, l’autore sarà punito con la reclusione per almeno sei mesi e una multa”. Pene molto più pesanti sono previste per i proprietari dei mezzi di informazione, che rischiano fino a cinque anni di carcere. Una definizione di fake news, tuttavia, è assente dal provvedimento.
L’assenza di una definizione chiara di fake news lascia ampio spazio di interpretazione su cosa costituisca reato e cosa no, di fatto compromettendo la libertà di espressione e costituendo un enorme deterrente per i giornalisti nello svolgimento del loro mestiere. Questo è particolarmente vero in un periodo come quello attuale in cui informazione e disinformazione riguardo la pandemia da Covid-19 mettono in atto un gioco di specchi che rende difficile discernere tra le due. Ora sarà il Governo a decidere quali siano le notizie vere e quali no.
La Grecia già da tempo è nel mirino delle associazioni per la difesa dell’attività giornalistica, come RSF (Reporter Senza Frontiere), che ne denunciano il deterioramento della libertà d’espressione. In diverse occasioni il Governo si è visto accusato di censura, al punto che il Press Freedom Index colloca il Paese al settantesimo posto per la libertà di espressione (l’Italia è quarantunesima), con cinque posizioni in meno dell’anno scorso. Il provvedimento ha incontrato l’opposizione di diversi organismi per la libertà di stampa, compresi RSF e Media Freedom Rapid Response, rete europea di gruppi non governativi per la libertà dei media, che ha sottolineato come “l’interpretazione soggettiva di leggi così vagamente formulate può aprire la porta alla censura delle notizie legittime”.
Nell’ottobre 2020 l’International Press Institute ha riferito che tutti i Paesi europei, esclusa l’Ungheria, hanno varato provvedimenti contro le fake news in conseguenza della pandemia. L’Italia ha istituito, nel 2020, una Commissione parlamentare d’inchiesta sulla diffusione massiva di informazioni false, volta a verificare le attività di potenziale disinformazione anche “in materia sanitaria” e, più specificamente, “durante l’emergenza da Covid-19, investigando sulle ripercussioni riguardo la gestione dell’emergenza”. Nel nostro contesto le fake news riguardo la pandemia sono all’ordine del giorno sui canali mainstream: resta da vedere se verranno applicate sanzioni anche a queste.
[di Valeria Casolaro]
Obiettivita’ ed onesta’? Ma quanto mai..questa si’ che e’ una fake…
Forse, considerando il mare di fake news che diffonde la propaganda, potrebbe essere una zappa sui piedi per i governi e i giornalisti. Certo si lascia la discrezione alla obiettività e onestà dei giudici o a quella degli esperti periti che saranno convocati. … un pasticcio.