La Groenlandia ha approvato una legge che vieterà l’estrazione di uranio e porrà fine al progetto Kvanefjeld Rare Earth – Uranium Project riguardante la miniera di Kuannersuit, uno dei più grandi giacimenti di terre rare al mondo. Kuannersuit, di proprietà della società mineraria australiana Greenland Minerals, si trova vicino alla città meridionale di Narsaq e contiene non solo uranio radioattivo, ma anche un grande deposito di terre rare commercialmente importanti – praseodimio, neodimio, terbio – importante sia per la produzione elettronica di consumo, che per quella di armi. Il paese artico, appartenente alla Danimarca, basa la sua economia sulla pesca e sui sussidi del governo danese. Tuttavia, con lo scioglimento dei ghiacci, ha visto sempre più minatori interessarsi ai minerali – rame, titanio, platino e terre rare -, necessari per i motori dei veicoli elettrici. Prima delle elezioni di aprile, l’isola aveva rilasciato diverse licenze di esplorazione ed estrazione mineraria nel tentativo di diversificare la sua economia e realizzare il suo più grande obiettivo: diventare indipendente dalla Danimarca.
Più di 100 milioni di dollari, infatti, erano stati investiti nel progetto Kvanefjeld, il quale aveva già ottenuto l’approvazione preliminare nel 2020 e aspettava soltanto la conformità finale. Questo era stato organizzato per contenere anche un concentratore e una raffineria. La decisione di vietare la ricerca e l’estrazione dell’uranio è una conseguenza della promessa elettorale del partito Inuit Ataqatigiit – salito al governo lo scorso aprile con il 37% dei voti – dopo aver dichiarato pubblicamente la chiara intenzione di bloccare il progetto, per via della significativa presenza del metallo radioattivo. La nuova legge, infatti, proibisce l’esplorazione di giacimenti con una concentrazione di uranio superiore a 100 ppm (parti per milione, unità di misura che indica un rapporto tra quantità misurate omogenee di un milione a uno), e include il divieto di ricerca di altri minerali radioattivi.
La Groenlandia non è novellina in provvedimenti del genere. Di recente, infatti, sempre per volere del partito Inuit Ataqatigiit, ha proibito la ricerca di petrolio. La decisione era stata presa, nonostante non ci fosse ancora stata nessuna scoperta significativa di oro nero sul territorio. Tuttavia, la US Geological Survey – agenzia scientifica del governo americano – aveva stimato la possibile presenza di un giacimento con una quantità pari a più di 31 milioni di barili. Un vero e proprio tesoro che, per molti, appariva come la soluzione per l’ottenimento dell’indipendenza dal Regno di Danimarca.
[di Eugenia Greco]
Questa ortodossia ambientale è poco lungimirante.
Tutto si può fare, anche estrarre uranio ed altri minerali, con le dovute cautele e con il dovuto rispetto per la natura.
Quando ci sono dei forti interessi,il rispetto per la natura passera’ sempre in secondo piano…purtroppo…