La Banca Centrale Europea (BCE) ha confermato le tempistiche per l’euro digitale. A sottolineare il piano d’azione è stato ieri, giovedì 18 novembre, Fabio Panetta, membro del Comitato esecutivo della BCE ed ex direttore della Banca d’Italia, il quale ha sintetizzato in un discorso al Parlamento UE la scaletta delle tempistiche: brainstorming e valutazioni varie fino a inizio 2023, quindi via con i test.
Panetta, il quale presiede la task force che si sta occupando del progetto, è imbarcato attualmente in un’azione di proselitismo d’ampio spettro, la sua voce riverbera tanto nei corridoi del Potere quanto sulla carta stampata, il che offre ovviamente un’ottima esposizione al messaggio della BCE, ovvero che il conio digitale sia un futuro indispensabile e necessario.
Il perché di questa necessità viene esplicitato senza mezzi termini: «oggi, il valore del capitale delle criptovalute è superiore al valore che avevano le attività cartolarizzate prima della crisi finanziaria globale». In altre parole, l’Europa deve offrire un sistema alternativo a Bitcoin e omologhi per garantire stabilità e consistenza al Mercato e alla finanza. I toni adottati da Panetta sono drammatici, tuttavia lui deve pur comunque tirare acqua al proprio mulino e il panorama che lo circonda si dimostra eterogeneo e tendenzialmente scettico.
Per lisciare alcuni degli ostacoli che potrebbero compromettere l’avanzata dell’euro digitale, la BCE continua da una parte a ricordare ai cittadini che il conio virtuale non andrà a sostituire le banconote cartacee e dall’altra a rassicurare le banche che non voglia sostituirsi al settore delle carte di credito. Dopotutto, ricorda il sito della Banca Centrale, nella gestione della nuova, ipotetica, moneta «vanno coinvolti intermediari sottoposti a vigilanza».
In tutto questo, la Commissione UE sta ancora facendo orecchie da mercante. L’implementazione dell’euro digitale richiederebbe infatti dei binari guida, delle imposizioni normative che indichino come gestirlo, tuttavia nessuna delle opzioni presenti sul tavolo sembra essere universalmente soddisfacente. La digitalizzazione – parziale o completa – della moneta unica spingerebbe i cittadini ad appoggiarsi su sistemi di pagamento per cui sarà più facile tracciare l’economia sommersa, tuttavia proprio questo meccanismo di sorveglianza potrebbe far desistere coloro che prediligono la privacy. Allo stesso tempo, garantire il totale anonimato degli utenti finirebbe quasi sicuramente a fomentare il riciclaggio e le frodi, dettaglio che certamente non incontra i favori delle varie Amministrazioni.
Non sorprende quindi che gli sforzi di Panetta siano anche mirati a sbloccare questo impasse, tuttavia l’economista si sta dimostrando diplomaticamente accorto, desistendo dal giocarsi sin da subito la carta dell’“emergenza”. Piuttosto, la BCE descrive le criptovalute al pari di un’insidia che nei prossimi dieci anni aumenterà di portata e di spessore, ricordando a chi di dovere che «se gli utenti non avranno un simile servizio da noi, lo avranno da qualcun altro».
[di Walter Ferri]
C’è molta confusione quando si parla di questa materia. Già ora oltre il 90‰ della moneta Euro è digitale in quanto è semplicemente un numero registrato in un registro contabile tenuto da strumenti elettronici.
L’Euro “digitale” sarebbe meglio identificarlo come crittografico. Ovvero si vuole cambiare lo strumento di controllo della contabilità per far si che vi sia una tracciabilità estrema del denaro e dei portafogli dei singoli cittadini, mantenendo il controllo sull’emissione di denaro e sul diritto di spendibilità.
La necessità dell’avvento di un tale tipo di valuta è necessario al potere per contrastare l’incontrastabile, ovvero la sostituzione del denaro fiat con un denaro decentralizzato e non controllabile come si dimostra essere ogni giorno di più il bitcoin.
Informatevi cosa sia realmente una blockchain decentralizzata e acefala come bitcoin o altre blockchain conservative del valore e non speculative che spostano il potere di emettere il valore rappresentato dal denaro sulla singola persona.
La tecnologia oggi permette ben più dell’euro crittografico e soprattutto permette di affrancarsi dal concetto di denaro a debito.
Finalmente un’osservazione sensata e competente in questo guazzabuglio di informazioni sparate a casaccio giusto per far notizia.
Fabio PAnetta dice “Just as the postage stamp became less relevant with the arrival of the internet and email, so too could cash lose relevance in a digital economy.” …. quindi i soldini che hai in tasca sono paragonati a dei francobolli usati per pagare il servizio postale….
e poi dice “In the euro area, half of consumers now prefer to pay with cashless means of payment…” ovvero il 50% preferisce pagare in contanti, coi soldini di carta e metallo!
allora la domanda è: perchè l’elite creditizia finanziaria vuole semplicemente togliere la ‘carta’ dall’esercizio del commercio?
dove vuole arrivare? cosa vuole ottenere?
cosa vuole uno che ha potere? …. ancora più potere!
Tanto per ridere. Mi è venuta in mente la leggenda tardo-medievale dell’asino cacadenari. L’asino ci sarà sempre ma come farà….