Nel marasma provocato dall’arrivo imminente del Super Green Pass, è passato un po’ in secondo piano l’accordo politico della maggioranza, raggiunto al Ministero dello Sviluppo Economico, per la riforma dell’Irpef e il taglio dell’Irap (le imposte sul reddito delle persone fisiche e delle attività produttive). La bozza d’intesa ora dovrà essere inserita negli emendamenti alla legge di Bilancio per l’approvazione del parlamento.
Di questa modifica si era già iniziato a discutere a settembre, in virtù di una legge delega sulla riforma complessiva del fisco. La sostanza è la diminuzione delle aliquote Irpef sulle fasce di reddito, che passano da 5 a 4. Più l’esenzione Irap per persone fisiche, autonomi e ditte individuali (circa 850.000 unità).
Cambia la fascia di reddito intermedia dai 28 ai 55.000 euro, che diventa dai 28.000 ai 50.000. Eliminata l’aliquota al 41% e via la quinta fascia di reddito più alta, quella dai 75.000 euro, che viene inglobata nella quarta con aliquota al 43%. Ma partendo da 50.000 euro.
Per la precisione ecco le nuove aliquote e scaglioni: il 23% da 0 a 15.000 euro (invariata); il 25% da 15.000 a 28.000 euro (dagli attuali 27%); 35% da 28.000 a 50.000 euro (invece che 38%); il 43% sopra i 50.000 euro.
Davvero una misura progressiva?
A primo acchito sembrerebbe un risparmio più o meno per tutti. E in effetti è così. Se non fosse che a risparmiare di più sull’Irpef sono i redditi medio-alti, quelli tra i 40 e i 50.000 euro. In confronto al modesto beneficio delle fasce più basse. I tecnici hanno già approntato le prime proiezioni. Se consideriamo che lo stipendio medio di un lavoratore dipendente in Italia è 20.000 euro, questa categoria potrebbe arrivare a pagare 4.700 euro contro i 4.800 attuali. Tenendo in tasca solo 100 euro in più (8 euro al mese). Senza contare che per la fascia più bassa, quella da 0 a 15.000 euro, l’aliquota resta invariata al 23%. In questa categoria rientrano gran parte dei lavoratori stagionali, part-time o a tempo determinato. Fino a 30.000 euro il vantaggio è sempre modesto, con in più a disposizione 320 euro. La no tax area, cioè l’area reddituale entro la quale non si pagano imposte, resta anch’essa invariata a 8.174 euro. In merito si pensa a piccole modifiche.
I vantaggi maggiori si hanno nella fascia di reddito fino a 50.000 euro, che attualmente ricade nello scaglione 28-55.000 euro. Questo passa all’aliquota dal 38 al 35% e può risparmiare fino a 920 euro annui. Non va malissimo anche per i redditi da 40.00 euro, che accantonano 620 euro annui. Il vantaggio obiettivamente cala man mano che si sale. Ma allo stesso tempo un tema sollevato dalle forze politiche d’opposizione è se davvero si può parlare di un aiuto alle classi medie, visto appunto quello che oggi statisticamente risulta uno stipendio medio, senza rifarsi ai parametri di quando fu varata la prima grande riforma fiscale del 1970. Ricordiamo che l’Italia è l’unico paese della UE dove in trent’anni gli stipendi sono calati. Ne abbiamo parlato qui.
La questione delle detrazioni e dei bonus
Gli interrogativi aumentano quando si scopre che, parallela alla modifica fiscale, si accompagna la revisione delle detrazioni Irpef nel 2022 (su questo si è ancora in fase di lavoro), dei bonus e dell’assegno famigliare, che da marzo diviene unico e universale (anche per gli autonomi). Non più quindi le varie tipologie di assegni al nucleo e anche in busta paga, ma direttamente dall’Inps sul conto corrente. Già è notizia, ad esempio, la cancellazione delle detrazioni per i figli a carico fino a 26 anni. Ed è praticamente certo che verrà tolto il Bonus Renzi, attualmente di 100 euro mensili in busta paga. Sarà assorbito e compensato dal risparmio sull’Irpef. Chiaramente il governo sta progettando come riassordire parte dei vari bonus nelle detrazioni fiscali. Non si può ancora valutare se il risultato generale sarà un ribasso dei benefici. Dalle detrazioni sulla busta paga e sul reddito dipenderà effettivamente l’esito della riforma, ancora in bozza. Va tenuto conto che l’effettivo reddito personale dipende molto da questi aspetti e non solo dal lavoro svolto. Intanto, alcuni studi di addetti ai lavori si sono chiesti perché non si sia pensato di aggiungere un’aliquota, magari al 45%, sui redditi da 200.000 euro. Questo avrebbe forse portato a maggiore progressività. Progressività che non si è persa di fatto, ma che comunque ha una diversa rilevanza se le aliquote diminuiscono e si rimodellano.
[di Giampiero Cinelli]
Fantastico!! Quindi nella mia busta paga dove ora vengono aggiunti i 100 euro del bonus Renzi ora troverò solo la dodicesima parte di 100 euro, ossia 8.33 euro! Per non parlare dell’assegno unico per i filgli a carico che sarà molto probabilmente minore di quello attuale, e al netto di tutte le detrazioni che non si potranno più fare! Augurare la morte a questi politici sarebbe comunque troppo poco!