I quattro elementi sono come i punti cardinali che insieme fissano le coordinate della vita, quella concreta e quella simbolica. Ognuno di essi riempie di sé il nostro habitat e veicola gesti, rituali, speciali energie, immaginari vertiginosi. La situazione attuale ci obbliga a pesanti timori per l’ambiente, a proiezioni sconsolanti: gli stessi inquinatori sono pronti a metterci in guardia e poi a rassicurarci, se faremo come dicono loro, cioè niente.
Ma è e sarà la forza simbolica ad avere la meglio, purché riesca a sopravvivere anche soltanto sotto traccia. Sarà la forza dell’acqua che scorre “humile e casta”, come diceva san Francesco, quella che percorre l’humus, la terra, e si mantiene pura.
Noi però pensiamo agli uragani e alle catastrofi ma non proteggiamo le sorgenti. Sarà l’energia dell’aria che muove le pale eoliche, che sradica le piante o quella che il poeta cantava con “Zefiro torna e il bel tempo rimena”? Quale terra sarà, quella che seppellisce gli inermi o quella che fa crescere le piante? Quella che cotta produce arte ceramica o quella che ospita cementificazioni? Quale fuoco vedremo, il fuoco della passione, dell’ardore delle lotte, dei fuochi delle cucine o il fuoco devastante delle bombe? E ancora tu, aria, farai ancora volare, respirare, addensare le nubi? E tu, acqua, toglierai la sete a chi patisce siccità secolari, sosterrai le barche nel loro andare, abiterai i nostri corpi?
Aria, acqua, terra, fuoco. La vostra è un’alleanza millenaria: evaporare, bagnare, spegnere, salpare, innalzare, alimentare, scorrere sono metafore di alcuni vostri incroci. Parole del nostro lessico familiare. Espressioni che regolano più gli affetti che gli interessi, più le emozioni che la ragione, più l’intuito che il calcolo.
“Verso un’ecologia della mente” ? Sognava e temeva Gregory Bateson nel suo importante lavoro. È la mente l’ambiente da salvaguardare: diminuire le emissioni dannose, va bene, ma emancipare le menti, lasciarle libere di progettare, di immaginare prodigiosi incontri, è indispensabile. Non reprimere gli errori, non militarizzare il consenso.
Le menti sono esseri viventi che puntano all’entropia, al disordine, frenate a mala pena dalle regole dell’economia e del diritto, vogliono arte, armonie nuove, amano i paradossi. Spengono i fuochi quando fa freddo, bevono vino anche se non hanno sete, sperimentano il vento per cercare la quiete, volano per rischiare nuovi atterraggi. Ecologia è allora inventare spazi, sfidare le Colonne d’Ercole del sapere acquisito, tendere la mano per primi, abbozzare un sorriso verso chi ti è nemico, inventare dialoghi con chi è sordo. Mantenere adattamento e apprendimento in un circolo virtuoso. Rendere problematiche le banalità e banalizzare i problemi. Organizzare, cioè misurare quanto potere è davvero possibile. Andare fuori tema, essere sconcertanti con chi ti vuole convincere. Insegnare, cioè mandare segnali.
Aria: la testa tra le nuvole. Acqua: navigare a vista. Terra: andare in profondità. Fuoco: bruciare le tappe.
[di Gian Paolo Caprettini – semiologo, critico televisivo, accademico]