Nell’ultimo periodo sono in costante aumento le occupazioni scolastiche nelle città italiane: tra queste vi è soprattutto Roma, dove sono oltre 50 gli istituti del centro e della periferia che dall’inizio di ottobre ad oggi sono stati occupati dagli studenti. Nella capitale praticamente non passa giorno in cui i ragazzi non esprimano in tal modo il loro dissenso, ed in alcune occasioni sono anche state occupate più scuole contemporaneamente. Mercoledì, ad esempio, i giovani hanno imposto la loro volontà in 3 differenti istituti: l’Azzarita ai Parioli, il Giorgi in zona Palmiro Togliatti e l’Avogadro al Trieste-Salario. Si tratta di una serie di mobilitazioni non scollegate tra loro, dato che la richiesta degli studenti è pressoché la medesima: essere ascoltati e rimettere al centro del paese un dibattito serio sull’istruzione pubblica.
In tal senso, si legge in un comunicato dell’OSA (Opposizione Studentesca d’Alternativa), la scuola attuale «non assolve i suoi compiti pedagogici» ed è «allo sbando totale» in quanto con l’arrivo della pandemia è stata «incapace di garantire in sicurezza, in continuità e senza discriminazione di classe il servizio di formazione, con istituti fatiscenti, insegnati precari, lavoratori sottorganico, finanziamenti inadeguati e studenti-merce piazzati in orari sconclusionati come fossero pacchi da consegnare». I ragazzi criticano quella che definiscono la «scuola dei padroni», alla quale si oppongono: «La scuola siamo noi» – infatti affermano – «noi che lottiamo per un’istruzione fuori dalla logica del profitto, per una scuola pubblica, per un lavoro garantito, pagato e tutelato, per un insegnamento che punti alla conoscenza, e non al nozionismo». È per questi motivi dunque che, come spiegato all’interno di un testo inviatoci proprio dagli studenti dell’OSA, non c’è più «nulla da recuperare o difendere in questo modello scolastico».
Detto ciò, nonostante le scuole italiane siano effettivamente in pessime condizioni, le occupazioni studentesche hanno anche determinato l’emergere della repressione da parte delle autorità. Ad ottobre infatti all’esterno del liceo artistico Ripetta di Roma – uno dei primi istituti occupati nella Capitale – un gruppo di studenti è stato caricato dalla polizia in assetto antisommossa ed un diciassettenne è rimasto ferito. A questo si aggiunga che negli scorsi giorni il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi (ANP), Antonello Giannelli, ha praticamente invocato la repressione affermando: «Le occupazioni sono atti illegali da impedire con l’intervento della forza pubblica». Infine a chiudere il cerchio sono state le dichiarazioni di Mario Rusconi, presidente dell’ANP di Roma, che ha definito le occupazioni «un’inutile perdita di tempo a scapito della maggioranza degli studenti». Dichiarazioni che però non hanno di certo lasciato indifferenti i ragazzi dell’OSA, che per tal motivo hanno «sanzionato la sede dell’ANP» scrivendo sotto le finestre della stessa «la scuola siamo noi» e precisando che le affermazioni di Rusconi hanno screditato le ragioni che ogni giorno li spingono a «lottare per una scuola diversa».
[di Raffaele De Luca]
Un pizzico di speranza nel futuro…
Sarò folle ma vedere un giovane che alza la testa, mi scalda il cuore.