Dagli anni Ottanta, il Costa Rica ha raddoppiato il numero di foreste e, oggi, più della metà del suo territorio è verde. Una delle principali cause? La tassa sul carbonio. Circa cinquanta anni fa, venivano eliminate 50 mila ettari di foreste all’anno poiché, come molti dei paesi dell’America Latina, anche il Costa Rica, nella metà del XX secolo, ha visto un incremento della produzione industriale e un cambio di rotta nella struttura della propria società, che hanno comportato una lenta ma capillare deforestazione. Così, per cercare di contrastare tale processo negativo che stava privando il paese dei suoi polmoni verdi, si è ricorso a un mix di iniziative ambientaliste e politiche che, negli ultimi 25 anni, ha invertito la rotta, riducendo sensibilmente la deforestazione.
In testa, l’introduzione nel 1997 di una carbon tax del 3,5%, col chiaro obiettivo di salvare le foreste e tutti gli ecosistemi minacciati dalle invasive attività umane, quali allevamenti, colture intensive e produzione di legname; un modello di fiscalità ambientale che è riuscito anche a generare risorse economiche da investire nella tutela delle foreste e nei progetti di riforestazione. Nello specifico, si tratta di una “tropical carbon tax”, volta a penalizzare l’uso di fonti energetiche convenzionali – gas, petrolio, carbone – che ha portato a due conseguenze positive: la riduzione delle emissioni inquinanti dei carburanti fossili e la conservazione – o ripristino – degli ecosistemi forestali i quali, ricordiamo, sono enormi bacini naturali di stoccaggio di CO2.
Grazie alla tassa sugli idrocarburi viene finanziato il PPSA (Pago por Servicios Ambientales), meccanismo finanziario che promuove la conservazione delle foreste. Con la riscossione dell’imposta, il PSA ha la possibilità di ricompensare cittadini, proprietari terrieri, organizzazioni che, tramite attività di protezione forestale, riforestazione e agroforestazione, preservano e fanno fruttare in maniera sostenibile il territorio del Paese. Un meccanismo che ha invogliato a impegnarsi nella salvaguardia ambientale con il conseguente ampliamento dei parchi nazionali. Il Costa Rica detiene la sua rete di parchi dal 1979 e, dal 1994, questa è sotto la gestione del SINAC (National System of Conservation Areas), dipartimento del Ministero dell’Ambiente e dell’Energia, che ha il compito di mantenere, organizzare e pianificare strategicamente tutte le aree protette del paese. A livello territoriale, il SINAC presidia oltre 160 aree protette – di cui 26 denominate parchi nazionali – di grande rilevanza, in quanto rifugio di centinaia di specie – anche a rischio estinzione – tra mammiferi, rettili, anfibi, volatili, insetti e pesci, ma anche habitat di diversi tipi di piante, alberi e funghi.
[di Eugenia Greco]