In Nuova Scozia (Canada) sta per essere realizzato il Whale Sanctuary Project, un enorme santuario marino per restituire a orche, balene e delfini che per anni hanno vissuto in cattività, una vita il più possibile simile a quella che avrebbero condotto nel loro habitat naturale. Si tratta di uno spazio dove, finalmente, i cetacei salvati dai parchi acquatici, potranno trascorrere un’esistenza dignitosa e priva di violenza.
La domanda che sorge spontanea è: perché non rimettere semplicemente questi animali in libertà? Perché non sarebbe possibile, in quanto fare una cosa del genere con esemplari che hanno vissuto per moltissimo tempo – la maggior parte delle volte dalla loro nascita – in una realtà confinata, vorrebbe dire ucciderli. Strappati alle loro famiglie da cuccioli, tanti non imparano a cacciare e quindi a sopravvivere, e trovarsi liberi in mare senza un branco, sarebbe sinonimo di morte. Questo è il motivo principale che ha spinto un gruppo di ricercatori e ambientalisti canadesi a creare per loro uno ambiente sicuro.
Il nuovo santuario – si parla di 484mila metri quadrati – sta prendendo forma facendo leva sull’approvazione della legge canadese che, nel 2019, ha vietato la detenzione in cattività di delfini, balene e foche. Sorgerà a Sud di Port Hilford, nelle acque dell’Oceano Atlantico, e sarà uno spazio molto grande, pensato per ospitare fino a otto Beluga, meglio conosciuti come “balene bianche”. Il prossimo passo consiste quindi nell’ottenimento di tutti i permessi necessari, per arrivare all’obiettivo di accogliere i primi cetacei a partire dal 2023.
Questi mammiferi acquatici sono organismi importantissimi poiché proteggendo loro, si contribuisce alla tutela del resto dell’ambiente marino. Prima di tutto, sono essenziali per la lotta ai cambiamenti climatici, perché tra i primi a percepire la nascita o l’intensificazione di problemi ambientali. Inoltre, nello specifico, le balene vengono definite specie “ombrello”, in quanto la loro esistenza è fondamentale per l’esistenza dell’enorme e complessa rete ecosistemica in cui si inseriscono, dove ogni organismo dipende da altri organismi e questi, a loro volta, da altri ancora.
Un altro aspetto significativo di questi animali è l’importanza delle loro feci per la vita marina, poiché ricche di ferro e azoto. I mammiferi marini, balene e delfini, sono i soli animali dell’oceano a defecare in superficie e, a differenza delle altre specie, le loro feci sono liquide e non affondano. Questo fa in modo che le sostanze nutrienti restino alla portata del fitoplancton, organismi microscopici di cui si nutrono molti piccoli pesci e, per questo, alla base della catena alimentare degli oceani. Un processo che confuta tanti modelli scientifici, i quali hanno sempre affermato come le balene avessero un effetto negativo sulla produttività marina per via delle grandi quantità di sostanze nutritive da loro consumate, eccessivamente maggiori rispetto a quello restituite. Infine, i cetacei svolgono un ruolo fondamentale nella riduzione del carbonio, in quanto vere e proprie spugne di CO2. Questi, infatti, sono in grado di immagazzinare fino a 33 tonnellate di anidride carbonica.
[di Eugenia Greco]