Si intensificano le relazioni diplomatiche tra Russia e Cina, mercoledì 15 dicembre; infatti, si è tenuta una videoconferenza tra il presidente russo Vladimir Putin e la sua controparte cinese Xi Jinping. L’avvicinamento tra Mosca e Pechino, dovuto in parte alle tensioni tra i due paesi e gli Stati Uniti, si basa su alcuni aspetti principali, la cooperazione economica e militare e il principio di non ingerenza nelle questioni interne. Il presidente Putin al termine della riunione ha infatti dichiarato che «tra i due paesi esiste un vero esempio di cooperazione interstatale, e che ulteriori colloqui ci saranno a seguito della cerimonia di apertura delle Olimpiadi Invernali a Pechino il prossimo febbraio».
Il crescente isolamento di Mosca a livello internazionale, a seguito dell’annessione della Crimea e della questione Ucraina, è indubbiamente uno dei fattori principali che hanno spinto il Cremlino ad avvicinarsi sempre di più alla Cina. Le sanzioni economiche (in vigore dal 2014) hanno di fatto provocato l’aumento sensibile dei rapporti commerciali trai due paesi, al punto che gli scambi commerciali sono quasi raddoppiati, passando da 58 miliardi di dollari nel 2010 a 107 miliardi nel 2020. Il settore energetico è il punto chiave delle relazioni bilaterali, la Russia è infatti diventata il secondo paese esportatore di petrolio verso la Cina (dopo l’Arabia Saudita). Così come è diventato strategico per la Russia l’avere a disposizione capitali, non a caso, la borsa di Mosca ha modificato i propri orari di attività per incrementare le operazioni da parte dei trader cinesi. Esiste anche un progetto volto a sviluppare la creazione di un sistema finanziario indipendente (slegato dallo SWIFT di Bruxelles), che limiterebbe le possibili ingerenze esterne negli scambi commerciali tra i due paesi. Non è un segreto, poi, che il sogno nel cassetto di Pechino sia quello di sostituire il dollaro americano con lo yuan come principale valuta utilizzata negli scambi a livello globale.
Anche il governo di Pechino si è trovato ad affrontare negli anni diversi temi spinosi a livello di relazioni internazionali. Le numerose denunce sulle violazioni dei diritti umani da parte del governo cinese ai danni degli uiguri, così come la violenta repressione delle proteste ad Hong Kong, hanno giustificato (o hanno fornito il pretesto) alla decisione da parte del presidente americano Biden di boicottare diplomaticamente le Olimpiadi Invernali di Pechino. Ma è chiaro che a preoccupare l’Occidente siano innanzitutto questioni economiche e di egemonia geopolitica. È innegabile che negli anni la Cina sia diventata a livello globale una (se non LA) potenza commerciale. La Cina è il principale paese esportatore mondiale di beni (coprendo da solo il 13% delle esportazioni). Questo ruolo di potenza commerciale è inoltre destinato a crescere, Pechino sta infatti portando avanti un ambizioso progetto commerciale la One Belt, One Road (OBOR), per ricreare una nuova “Via della Seta”. Il progetto, che verrebbe sviluppato in collaborazione con altri 120 paesi, prevede la creazione di tre vie commerciali terresti: con l’Europa, il sudest asiatico e il Medio Oriente. Sono previste inoltre anche due rotte marittime una verso l’Europa (attraverso l’oceano Indiano e il Mar Rosso), l’altra verso le isole del pacifico. Se tale progetto andasse in porto, il peso politico della Cina aumenterebbe significativamente. Per questo gli Usa stanno cercando di contrastarlo in tutti i modi possibili. Anche se, almeno fino ad ora, senza ottenere risultati significativi.
Appare quindi probabile che le relazioni tra Russia e Cina siano destinate ad aumentare in futuro. Oltre agli interessi commerciali che li legano, entrambi fanno parte della lista dei cosiddetti “paesi canaglia” (assieme a Venezuela, Iran, Siria, Bielorussia e Corea del Nord). Le tensioni tra l’occidente e i governi di Mosca e Pechino hanno di fatto portato i due paesi ad avvicinarsi, ma bisogna anche considerare che, dal punto di vista tattico, ad entrambi fa comodo questa alleanza. Mosca e Pechino hanno interesse a rinforzarsi reciprocamente di fonte agli Usa, paese che entrambi al momento percepiscono come nemico principale. Inoltre le diverse direttrici verso cui si muovono i Paesi in politica estera consentono a Putin e Xi di evitare possibili tensioni: la Cina punta ad aumentare la propria influenza grazie al suo potere economico in particolare in Africa (dove fa incetta di materie prime), mentre la Russia continua ad affidarsi alle sue capacità militari come strumento di politica estera, vedi Ucraina, Siria e Libia.
[di Enrico Phelipon]