Nella giornata di mercoledì si è tenuta nell’aula bunker del carcere campano di Santa Maria Capua Vetere l’udienza preliminare del processo in cui sono imputati in 108 -tra agenti della Polizia penitenziaria e funzionari del Dap (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) – per le violenze nei confronti dei detenuti di tale carcere avvenute nel mese di aprile 2020. I 108 individui sono accusati a vario titolo di: tortura, lesioni, abuso di autorità, falso in atto pubblico e cooperazione nell’omicidio colposo del detenuto algerino Lakimi Hamine (addebitato a 12 imputati). Quest’ultimo, un ragazzo di 28 anni di origine algerina, venne infatti messo in isolamento subito dopo il pestaggio in questione e fu poi trovato morto il 4 maggio 2020. Per quanto concerne il reato di tortura, invece, esso viene contestato a circa 50 pubblici ufficiali: si tratta della prima volta dall’introduzione – nel 2017 – dello stesso.
Venendo poi ai quasi 200 detenuti coinvolti nella vicenda, al momento sono 56 i difensori costituitisi come parte civile: tra questi troviamo associazioni come “Antigone” – che si è detta dispiaciuta per il «numero esiguo di difensori delle persone offese» – il garante campano per i detenuti Samuele Cambriello, che con le sue denunce ha dato il via all’indagine e, soprattutto, il ministero della Giustizia. Proprio nei confronti di quest’ultimo, però, si è creata una questione giuridica che il gup Pasquale D’Angelo dovrà dirimere. Gli avvocati di alcuni detenuti hanno infatti annunciato di voler chiedere l’autorizzazione a citare il ministero come responsabile civilmente. Proprio per tale motivo, dunque, non appare lontana l’ipotesi per cui il dicastero potrebbe comparire nella doppia veste di parte offesa e responsabile civile.
Attualmente quello che è invece certo è che la prossima udienza si terrà l’11 gennaio, con i difensori degli imputati che dovranno interloquire sulle costituzioni, in particolare su quelle delle associazioni. Altra certezza è legata alla decisione in merito alla richiesta della Procura di prorogare le misure cautelari per alcuni agenti, il cui termine era prossimo alla scadenza. Il gup infatti ha deciso di bocciare tale richiesta, motivo per cui gli arresti domiciliari per 20 agenti della polizia penitenziaria e l’interdizione dai pubblici uffici per altri 7 termineranno il prossimo 28 dicembre.
Detto ciò, per tutto il resto la giustizia dovrà fare il proprio corso: niente può al momento essere dato per certo e le responsabilità dei soggetti indagati andranno ovviamente accertate durante il processo. C’è da dire però che un video proveniente dalle telecamere di sicurezza del carcere mostra chiaramente i tremendi atti che gli agenti della polizia penitenziaria commisero ai danni dei detenuti. Manganellate, calci, pugni, testate, persone inermi stese a terra brutalmente picchiate: sono queste le violenze che si verificarono il 6 aprile 2020 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Una vera e propria mattanza che gli agenti scatenarono quasi per vendetta, dato che il giorno precedente i detenuti inscenarono una protesta per la situazione all’interno del carcere in relazione alla pandemia da Covid-19.
[di Raffaele De Luca]
Un vero schifo che deve essere punito adeguatamente