Italia e Francia forniscono velivoli ai militari golpisti del Myanmar. È quanto sostengono 4 organizzazioni della società civile italiana: Italia-Birmania insieme, Amnesty International, Rete italiana Pace e Disarmo e Atlante delle Guerre, secondo cui le due nazioni avrebbero fornito al Paese sotto assedio militare diversi apparecchi. Tra questi figurano un ATR-72 600, un Airbus Eurocopter, un Y-12, Yak-130 e K-8. Gli aerei in questione, gli ATR-72 600, sono prodotti in Francia da ATR, unendo le forze lavorative della francese Airbus e l’italiana Leonardo Corporation. Gli Eurocopter, invece, sono prodotti in Francia da Airbus (la cui sede ufficiale è nei Paesi Bassi).
Anche se al momento non è ancora ufficialmente dimostrato che i golpisti usino gli aerei per scopi militari (potrebbero, ad esempio, essere destinati al trasporto di passeggeri), “il solo fatto che tale fornitura sia nelle mani della giunta militare in Birmania è di per sé grave”, si legge sul Manifesto.
Come sono fatti questi velivoli? Prendiamo l’ATR-72 600 aereo che può ricoprire molte funzioni ed è in grado di trasportare fino a 78 persone. La sua velocità di 510 Km/h gli permette di essere usato per diversi tipi di business, con ogni condizione climatica o tipologia di terreno d’atterraggio (anche non asfaltato). Sembrerebbe perfetto per un’operazione militare.
Un documento militare birmano del 2018, tenuto segreto e reso noto poi da Justice for Myanmar, rivela l’esistenza di indicazioni su cosa possono fare le forze armate con gli aerei e come possono essere convertiti per trasportare truppe e container. Con foto esplicative annesse.
L’assedio militare nei confronti del Myanmar prosegue ormai da quasi un anno, e il bilancio delle vittime si aggira attorno alle 100 al mese, tutte nelle file dell’opposizione. Gli scontri sono numerosi e qualsiasi mezzo nelle mani dei golpisti potrebbe potenzialmente essere utilizzato contro la popolazione.
Per questo le associazioni sopra citate si sono dette preoccupate delle interazioni tra Italia e Francia e Myanmar e hanno chiesto spiegazioni al Ministero degli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale.
Bisogna tenere presente che nei confronti del Myanmar è ancora attivo l’embargo del 1996, stabilito dall’UE, sul tema “armi e munizioni”. Oltre a queste, sono incluse nel “divieto” anche “parti di ricambio, riparazioni, manutenzione e il trasferimento di tecnologia militare”.
In aggiunta, dal 26 aprile 2018 è stato stabilito “il divieto di esportazione di beni a duplice uso per gli utenti finali militari e della Polizia di frontiera (e) restrizioni all’esportazione di apparecchiature per il monitoraggio delle comunicazioni che potrebbero essere utilizzate per la repressione interna, l’addestramento militare e la cooperazione militare”.
L’intensificarsi di attacchi aerei nelle ultime settimane in alcune regioni del paese ha accresciuto i sospetti. Centinaia di civili continuano a morire e gli edifici crollano uno dopo l’altro. Il risultato è drammatico: 300.000 sfollati cercano dimora fuori dal Paese, e molti altri ancora, che non hanno la possibilità di andarsene, rimangono senza un posto in cui stare.
[di Gloria Ferrari]