Il pubblico ministero Giovanni Musarò, della Procura di Roma, ha chiesto la condanna per otto carabinieri accusati di depistaggio in relazione alle vicende che portarono alla morte di Stefano Cucchi nel 2009. Le accuse, in particolare, sono di falso, favoreggiamento, omissione di denuncia e calunnia, per le quali sono state richieste condanne che vanno in misura variabile da 1 a 7 anni di detenzione e interdizione dal pubblico ufficio. Una «complessa opera di depistaggi», afferma il pm, giunta finalmente al termine.
Dodici anni: tanto è stato necessario affinché potesse essere fatta giustizia nella vicenda di Stefano Cucchi. Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, i due carabinieri accusati del mortale pestaggio avvenuto nel 2009 sono stati finalmente accusati di omicidio avvenuto “lucidamente” e per “futili motivi” il 7 maggio passato. La difficoltà nello svolgimento delle indagini è dovuta anche alla forte omertà e ai depistaggi, avvenuti in questi anni per coprire quanto avvenuto nel comando dei carabinieri, accompagnati dalle intimidazioni nei confronti di coloro che hanno collaborato con la giustizia, per i quali la Procura di Roma ha individuato i responsabili.
Alessandro Casarsa, Francesco Cavallo, Luciano Soligo, Luca De Ciani, Tiziano Testarmata, Francesco Di Sano, Lorenzo Sabatino e Massimiliano Labriola Colombo sono stati accusati a vario titolo di falso, favoreggiamento, omissione di denuncia e calunnia, con pene che vanno da 1 a 7 anni di detenzione a seconda della carica ricoperta all’epoca dei fatti e l’interdizione dai pubblici uffici, perpetua nel caso di Casarsa, Cavallo, De Ciani e Soligo. A Casarsa la pena detentiva maggiore, 7 anni, in quanto all’epoca dei fatti era comandante del Gruppo Roma.
Nella requisitoria, il pm Musarò dichiara come ci sia stata «un’attività di depistaggio ostinata, che a tratti definirei ossessiva. I fatti che oggi siamo chiamati a valutare non sono singole condotte isolate ma un’opera complessa di depistaggi durati anni».
[di Valeria Casolaro]
Mi sembra uno dei pochi casi di vera giustizia, e risolta tutto sommato in un tempo relativamente breve.