Le mobilitazioni della societìà civile nella provincia del Chubut, nella Patagonia Argentina, hanno portato al ritiro della Legge di zonizzazione mineraria, che avrebbe permesso di avviare progetti di estrazione mineraria nella regione. In una delle zone più ricche di argento al mondo, nella quale da vent’anni si lotta contro l’usurpazione del terreno e l’estrazione indiscriminata, la tenace lotta della popolazione è riuscita per il momento a impedire lo sfruttamento del territorio.
Nella settimana di Natale nella regione del Chubut, nella Patagonia argentina, si sono svolte diverse proteste contro il progetto di legge approvato il 15 dicembre, il quale avrebbe permesso l’apertura di un’impianto per l’estrazione dell’argento nei distretti di Gastre e Telsen. Nella zona si trova il giacimento Navidad, una delle miniere del metallo prezioso più grandi al mondo il cui valore stimato si aggira intorno al miliardo di dollari, di proprietà dell’americana Pan American Silver (le cui azioni sono schizzate alle stelle dopo l’approvazione della legge).
La lotta della popolazione di Chubut contro l’installazione di una miniera per l’estrazione dell’argento dura da ormai vent’anni. I cittadini iniziarono a organizzarsi nel 2002, dopo aver appreso che nei pressi della cittadina di Esquel si sarebbe realizzato un grande progetto di estrazione dell’oro che avrebbe sfruttato grandi quantità di acqua e il cianuro come reagente. La mobilitazione popolare già allora riuscì ad ottenere l’indizione di un referendum, nel quale l’80% degli aventi diritto si espresse contro alle attività estrattive. La legge che ne conseguì non vietò l’estrazione mineraria, ma impose importanti restrizioni, tra le quali il divieto dell’utilizzo di cianuro. Nonostante ciò le grandi multinazionali come la Pan American Silver hanno continuato a sviluppare progetti per sfruttare il territorio: in particolare il progetto Navidad prevede lo sfruttamento di un’area di 100 km quadrati, dai quali estrarre 500 tonnellate di metalli all’anno per 17 anni.
Le associazioni ambientaliste hanno mostrato come sia impossibile realizzare tale progetto in modo sostenibile: il funzionamento della miniera porterebbe infatti al rilascio di metalli pesanti e numerose sostanze tossiche, tra le quali l’acido solforico. Inoltre le attività richiederebbero l’utilizzo di grandi quantità di acqua (95 litri al secondo), il cui approvvigionamento è già normalmente difficile nella zona. Gli scavi, inoltre, distruggerebbero le montagne in modo irreversibile. Infine, per l’estrazione dell’argento verrebbe usato lo xantato, alternativa migliore al cianuro ma comunque non meno nocivo.
Ad essere contestata è anche la narrativa secondo la quale la miniera produrrebbe nuovi posti di lavoro. In altre miniere, come l’argentina Veladero, si stima che per ogni 1,2 milioni di dollaro investiti dall’impresa si generi un solo posto di lavoro, le cui condizioni sono precarie e insalubri.
La risposta delle forze dell’ordine alle proteste è sempre stata repressiva e brutale: sono stati numerosi gli incidenti violenti in tutta la provincia, che hanno portato a diversi arresti tra la società civile e i membri delle associazioni ambientaliste.
Il governatore Mariano Arcioni, che non ha mai smesso di promuovere l’attività estrattiva nella zona, ha comunicato in un tweet del 20 dicembre la decisione di abrogare la legge e realizzare “un plebiscito a livello provinciale per ascoltare tutte le voci del popolo”. In risposta, numerosi gruppi ambientalisti hanno affermato che la volontà del popolo è stata espressa in maniera chiara per le strade, ora come da vent’anni a questa parte. Il 21 dicembre, la legislatura della provincia del Chubut ha votato all’unanimità per l’abrogazione della legge. «Non vi sono le condizioni edilizie né di sicurezza necessarie per continuare con lo sviluppo dei lavori legislativi e amministrativi» è stato indicato durante la seduta.
Si tratta di una vittoria importante, anche se molto probabilmente non definitiva, per la popolazione del Chubut, che dà nuovo slancio a tutte le lotte contro l’estrattivismo portate avanti nell’intera America Latina.
[di Valeria Casolaro]