Anche se la pandemia avrebbe dovuto insegnare a chi governa un Paese a distribuire la maggior parte delle risorse economiche in settori come la scuola o la sanità, il settore di spesa che in Italia continua ad aumentare senza sosta è quello militare. Stando alle stime offerte dall’Osservatorio Milex, nel 2022 il ministero della Difesa avrà a disposizione 25,8 miliardi di euro. Un +5,4% rispetto al 2021, equivalente ad un aumento di 1,3 miliardi di euro. Gli ultimi cinque decreti il ministro li ha fatti trovare al Parlamento appena prima di Natale, e come previsto sono stati prontamente approvati da un Parlamento divenuto ormai mero esecutore delle proposte governative. Tra i capitoli di spesa: nuovi proiettili di precisione per i cannoni semoventi dell’Esercito, un avamposto di comando per le missioni all’estero dell’Aeronautica e una piattaforma di addestramento per gli incursori della Marina.
È vero che negli ultimi due anni legati al Coronavirus l’esercito ha avuto il suo da fare per la distribuzione dei vaccini, ad esempio, o per altre misure straordinarie. Ma l’aumento del budget in realtà non è collegato a questo. Sono i piani militari veri e propri a costare: ne sono nati altri 23, per un totale di 12 miliardi di euro. Per non parlare, poi, delle armi. Proiettili di precisione o piattaforme di addestramento altamente specializzate. L’incremento complessivo dei fondi destinati alla Difesa dipende anche da questo.
Secondo l’Osservatorio, dei 1.352 milioni di aumento di spesa, un miliardo sarà utilizzato per l’acquisto di nuovi armamenti. Un +13,8% rispetto al 2021, considerando che in tutto i miliardi impiegati nel settore saranno 8,27. Un aumento verificatosi gradualmente negli anni, ma che continua a crescere. C’è stato infatti un +73,6% negli ultimi tre anni. E nello specifico: +3,512 miliardi rispetto ai 4,767 miliardi del 2019.
Alla fine dei conti, sommando i costi proveniente dai vari settori, la spesa militare supera quella del ministero della Difesa. Come mai? Perché comprende spese che si trovano in altri ministeri. Ad esempio il fondo per le Missioni militari all’estero rientra in quello dell’Economia e Finanze, i fondi per acquisizione e sviluppo di sistemi d’arma in quello dello Sviluppo Economico. Fino ad arrivare a quei 25,8 miliardi riportati all’inizio dell’articolo, e che comprendono anche parte del costo delle basi statunitensi, gli ammortamenti dei mutui sulla spesa per armamenti del Mise e le pensioni militari.
In una conferenza stampa tenutasi a settembre del 2021, Draghi aveva detto che “Ci dobbiamo dotare di una difesa molto più significativa e bisognerà spendere molto di più nella difesa di quanto fatto finora, perché le coperture internazionali di cui eravamo certi si sono dimostrate meno interessate nei confronti dell’Europa”.
All’Italia serve davvero tutta questa “preparazione” militare? Molto probabilmente i veri nemici, ad oggi, non indossano un elmetto e non imbracciano un fucile. Ci troviamo a combattere contro marginalità sociale, crisi climatica, disoccupazione. È loro che dobbiamo temere.
[di Gloria Ferrari]