La Russia ha recentemente deliberato una legge che porrà fine ad ogni attività ittica commerciale di cetacei e foche. Finora, i mammiferi marini venivano pescati anche grazie a quote emesse dall’Agenzia federale per la pesca, ma la risonanza internazionale derivata dalla questione di Primorye Srednaya Bay, detta la “prigione delle balene”, ha fatto sì che le cose cambiassero. Lo scandalo risale al 2019, quando un centinaio di Beluga – o balena bianca – e orche sono state catturate nel mare di Okhotsk, nell’estremo oriente della Federazione Russa, per essere vendute illegalmente agli acquari cinesi. Più di 100 cetacei sono stati tenuti illegittimamente in cattività nella regione di Vladivostok, suscitando tantissimo clamore, anche a livello internazionale.
In seguito alle denunce degli ambientalisti, le autorità russe hanno liberato 87 balene, 11 orche e cinque cuccioli di tricheco, e per impedire che venissero comunque venduti dopo la messa in libertà, sono stati estesi i controlli anche a internet. In due anni sono stati bloccati oltre 100 siti dedicati alla commercializzazione delle balene e dei delfini. Inoltre, il 30 dicembre 2021, la “prigione” è stata smantellata e, al fine di prevenire l’uso illegale dello spazio marittimo e la creazione di un’altra area di questo tipo, le costruzioni galleggianti della baia sono state smontate.
La vicenda ha indotto il governo a inasprire con una legge le regole a riguardo. Questa vieta la pesca commerciale dei cetacei e introduce un regime più severo per limitare la cattura delle specie di mammiferi marini nelle acque della Russia. Il divieto di catturare cetacei è dovuto principalmente alle caratteristiche biologiche di questi animali, nonché alla loro importanza per l’ecosistema dei mari. Delfini e balene, tuttavia, continuano a essere catturati per scopi scientifici e didattici. Per questo motivo, è stato presentato un disegno di legge alla Duma di Stato, con l’obiettivo di limitare la cattura degli animali nei loro habitat per destinarli ad acquari, delfinari ecc. (non vieta il prelevamento di quelli nati in cattività). Anche gli scienziati sono favorevoli, assicurando che oggi esistono mezzi all’avanguardia, quali telecamere e registratori, per poter fare a meno dell’interazione fisica con gli animali durante le ricerche.
[di Eugenia Greco]