A causa delle alte concentrazioni riscontrate nelle acque dell’erbicida glifosato, e del suo metabolita Ampa, nella zona risicola in provincia di Pavia sono scattate misure finalizzate a limitare l’uso del fitofarmaco. A darne notizia la Regione Lombardia che, nelle Linee guida di attuazione del Piano nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, ha scritto: «Seppur in un contesto di ampia diffusione di significativi valori di concentrazione nelle acque, a livello regionale la situazione appare in leggero miglioramento, ad eccezione della zona risicola della provincia di Pavia dove si evidenzia un peggioramento». La contaminazione interessa sia le acque superficiali sia quelle sotterranee e, a dirla tutta, non solo il glifosato. A superare la soglia, infatti, sono state anche le concentrazioni di altri due erbicidi: il Flufenacet e il Sulcotrione. Per tutte queste sostanze, quindi, come previsto dal documento entrato in vigore questo mese, si attuano misure di mitigazione che prevedono, inoltre, limitazioni nell’utilizzo di ciascuno dei pesticidi in eccesso. Le azioni saranno prioritarie nelle coltivazioni più critiche, quali mais, riso e vite, così come nei siti protetti della Rete Ecologica Natura 2000.
Ad allarmare maggiormente, comunque, sono le concentrazioni di glifosato: il principio attivo contenuto nel Roundup, il prodotto diserbante della Monsanto-Bayer più utilizzato al mondo. Ormai considerato ‘probabile cancerogeno’ per l’uomo, ne è stata già appurata la sua pericolosità per il comparto acquatico. L’utilizzo del dibattuto fitofarmaco, entro certi limiti, è stato consentito dall’Unione europea fino al termine del 2022. Tuttavia, un gruppo di aziende, nel 2019, ne aveva chiesto il rinnovo dell’approvazione. Il Gruppo per il rinnovo del glifosato, costituito da otto società determinate a prolungare la vita dell’erbicida, ha presentato una serie di studi, poi valutata dal Gruppo europeo di valutazione. Questo, di conseguenza, ha redatto la Relazione di valutazione del rinnovo, a sua volta trasmessa all’Agenzia europea della Sostanze chimiche e all’Autorità europea per la sicurezza alimentare. Il documento, tuttavia, è stato fortemente criticato da scienziati ed ambientalisti circa l’attendibilità degli studi presentati a monte dalle aziende. Il 90% delle ricerche sarebbe stato scartato e a dominare, tra quelle presentate, le indagini aziendali su quelle accademiche decisamente più indipendenti. L’unica via per garantire che i pesticidi dannosi per la salute umana e/o l’ambiente siano rimossi dal mercato Ue – come hanno ricordato numerose associazioni – è infatti smetterla di fare ricorso a studi industriali inaffidabili o di parte.
[di Simone Valeri]
Non so cosa si aspetti a bandirlo… Fa sempre troppo comodo avere colture intensive.