Si apre oggi il processo contro i 17 riders che nella giornata del 13 aprile 2018 erano entrati negli uffici della sede milanese di Deliveroo, una delle aziende di consegna di cibo tramite ordini online. Lo scopo dei manifestanti era incontrare il general manager per leggere in sua presenza una lettera di rivendicazione dei propri diritti di lavoratori, ma in risposta hanno visto arrivare le Forze dell’Ordine che li hanno prima cacciati e poi denunciati. Gli eventi di quel giorno hanno segnato l’inizio di una maggiore sensibilizzazione pubblica e delle istituzioni riguardo le condizioni lavorative del settore del food delivery. Molto poco è cambiato, tuttavia, negli anni successivi: numerosi fattorini si trovano ancora nella condizione di lavoratori autonomi (quindi senza garanzie), mentre l’inizio di questo processo potrebbe aprire la fase di repressione delle rivendicazioni dei lavoratori.
Il 13 aprile 2018 ha costituito “il primo tassello” della lotta dei riders per la rivendicazione di condizioni lavorative migliori. Esasperati da una situazione di sfruttamento lavorativo, assenza di tutela assicurativa e incertezze, un gruppo di fattorini è entrato negli uffici della sede milanese di Deliveroo. Il gruppo aveva intenzione di incontrare il general manager Matteo Sarzana per potergli leggere una lettera di denuncia della propria condizione lavorativa. La pronta risposta di Sarzana è stata una chiamata alle Forze dell’Ordine, che hanno usato la forza per trascinare fuori i riders e disperdere le persone presenti al presidio esterno al palazzo. Qualche mese dopo, ai manifestanti sono stati contestati reati tra i quali violazione di domicilio, rifiuto di dare indicazioni sulla propria identità personale, oltraggio a pubblico ufficiale e così via.
Nonostante da quel momento sia scaturita una nuova sensibilità nell’opinione pubblica, che ha portato alla nascita di numerosi movimenti in sostegno dei fattorini, e una maggiore attenzione delle istituzioni (e in qualche sporadico caso a vittorie legali), non molti sono stati i miglioramenti nella condizione dei riders. Nonostante lo stesso Parlamento europeo abbia richiesto per i fattorini “la stessa protezione e remunerazione dei dipendenti tradizionali“, in quanto “sono spesso erroneamente classificati come lavoratori autonomi, il che non garantisce loro diversi diritti dei lavoratori, tra cui la protezione sociale”, sono ancora numerose le piattaforme che mantengono contratti di lavoro autonomo come unica alternativa (tra queste Glovo, UberEats e Deliveroo). Questo non permette di avere accesso a garanzie quali il salario minimo, la manutenzione dei mezzi utilizzati (che non sono in dotazione) o una copertura assicurativa.
“Lo sfruttamento e la precarietà dei riders non hanno fatto che aumentare” denuncia il gruppo Rider in lotta Milano. Anche il nuovo sistema Scoober proposto da JustEat viene definito “l’ennesima presa in giro: chi lavora continua a subire l’arroganza e la prepotenza dei suoi superiori che lo costringe a svolgere una delle mansioni più pericolose, nelle peggiori condizioni atmosferiche e in cambio di paghe da fame e di diritti praticamente inesistenti”.
La prima udienza di oggi è volta alla definizione degli aspetti tecnici: si saprà solo nei prossimi mesi quale sarà il destino dei fattorini messi a processo. Quanto sta accadendo, tuttavia, sembra rendere ben chiara la direzione nella quale Deliveroo (che ha definito i riders che protestavano “sovversivi di professione“) intende muoversi.
[di Valeria Casolaro]