Da quando i talebani si sono insediati in Afghanistan e gli Stati Uniti hanno ritirato le proprie truppe dal territorio, per i civili si prospettano tempi molto duri. Anzi, quei giorni sono già arrivati.
Cosa ha ridotto così in miseria il popolo afghano? I fattori sono tanti e probabilmente frutto di anni di politiche e interventi sbagliati. Tuttavia il collasso economico succeduto al ritiro dell’esercito americano, unito alle enormi sanzioni imposte al Paese e alla cessazione di molti aiuti umanitari, hanno siglato una vera e propria condanna. Milioni di persone soffrono quotidianamente la fame. Molte di loro moriranno. Paul Spiegel, direttore del Center for Humanitarian Health, dopo essere tornato da un viaggio in Afghanistan per conto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha detto che “se gli Stati Uniti e altri Paesi occidentali non cambiano le loro politiche sanzionatorie, più afgani moriranno a causa delle sanzioni che per mano dei talebani”.
Le morti saranno quindi anche conseguenza di decisioni politiche e strategie. Ad agosto Ajmal Ahmady, Governatore della Banca Centrale locale, diceva che le riserve valutarie del Paese sono per lo più depositate in conti esteri e “pertanto, possiamo dire che i fondi accessibili ai talebani sono forse lo 0,1-0,2% delle riserve internazionali totali dell’Afghanistan”. Nello stesso periodo gli Stati Uniti hanno congelato gran parte dei 9,5 miliardi di dollari di beni di proprietà proprio della Banca centrale dell’Afghanistan, interrompendo i trasferimenti di denaro verso il Paese.
Quello delle sanzioni è un efficace strumento di controllo, utilizzato dagli Stati Uniti soprattutto negli affari di politica estera. Il problema è che il governo afghano, costruito anche con l’intervento straniero nel corso di moltissimi anni, dipende quasi interamente dal sostegno fuori porta, in particolare in ambito sanitario ed alimentare.
E gli effetti cominciano già a mostrarsi in maniera più che evidente. Per sottrarsi alla fame molte persone sono arrivate a vendere i propri organi. Nasir Ahmad, un chirurgo locale, ha detto di aver effettuato 85 operazioni di trapianto di rene negli ultimi mesi, operazione nel 99% dei casi effettuata su individui poveri spinti da motivi economici. E ancora. 3,2 milioni di bambine e bambini al di sotto dei cinque anni stanno soffrendo di malnutrizione acuta.
L’insicurezza alimentare che oggi si sta affrontando nel Paese è la più grave degli ultimi decenni. Gli interventi umanitari sono fondamentali per evitare una catastrofe umanitaria che colpisce tutti indistintamente, anche chi fino a qualche tempo fa poteva dirsi “fortunato”. La disoccupazione dilagante ha ridotto in povertà quasi tutta la popolazione. L’Onu ha per questo chiesto cinque miliardi di dollari ai paesi donatori per finanziare un piano di aiuti che agisca in maniera emergenziale. L’Organizzazione ha poi anche chiesto altri 623 milioni di dollari per aiutare i quasi 6 milioni di rifugiati afgani che vivono nei Paesi vicini come Iran e Pakistan.
“Il fatto è che senza non ci sarà futuro”, ha detto Martin Griffiths, sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari.
[di Gloria Ferrari]