lunedì 4 Novembre 2024

Monthly Report: un mondo di proteste, il cambiamento cova sotto la cenere

Informandosi sulle tv e sui giornali si ha l’impressione che il mondo non sia mai stato così in pace e coeso dietro i propri leader democratici. Ma è vero il contrario. Un corposo studio intitolato “World Protests”, condotto da ricercatori di tre continenti, ha mappato i conflitti sociali che attraversano il pianeta, concludendo che la situazione odierna è simile ad altri tre periodi storici contemporanei: quello che va dal 1830 e il 1848, il 1917-1924 e gli anni ’60 del secolo scorso. Tre periodi culminati in moti rivoluzionari generalizzati. “Decadi di politiche neoliberali hanno generato grandi disuguaglianze ed eroso i redditi e il benessere delle classi medie e basse, alimentando sentimenti di ingiustizia, delusione per il cattivo funzionamento delle democrazie e frustrazione per i fallimenti dello sviluppo economico e sociale. E dal 2020, la pandemia di coronavirus ha accentuato i disordini sociali”, scrivono gli autori, dimostrando la tesi con i dati che certificano le esplosioni delle proteste a partire dai paesi Occidentali.

Se questa è la realtà delle cose perché la percezione che ne abbiamo è tanto diversa? “I mass media prima ci hanno convinto che l’immaginario fosse reale, e ora ci stanno convincendo che il reale sia immaginario” ebbe a dire Umberto Eco. La realtà delle proteste, delle rivendicazioni e delle lotte è tenuta sapientemente ai margini della narrazione pubblica al punto di renderla, appunto, immaginaria – quindi irreale – nella coscienza degli spettatori. Si parla delle mobilitazioni solo quando queste diventano troppo grandi per poter essere ignorate. In Italia è successo prima al movimento contro la globalizzazione, poi a quello contro il Tav in Val di Susa, in ultimo a quello contro il green pass. In tutte e tre le occasione la strategia è stata la medesima, in un copione perfettamente oliato: passare dalla marginalizzazione alla criminalizzazione. Un processo che passa per evidenti strategie mediatiche, come il porre l’accento su eventuali infiltrazioni violente nei movimenti in questione al fine di parlare delle proteste solo come problema di ordine pubblico senza discuterne le ragioni. Un processo che, sempre di più, si nutre anche degli apparati repressivi e giudiziari dello stato: multe ai danni dei partecipanti, fogli di via, arresti arbitrari, condanne a pene esemplari tramite la riesumazione, sempre più frequente, del reato “devastazione e saccheggio”. Un orpello della legislazione d’epoca fascista grazie al quale chi ha preso parte a un blocco stradale rischia sovente pene più severe di un rapinatore.

Nonostante queste strategie di marginalizzazione e criminalizzazione i movimenti di protesta sono sempre più diffusi, in Italia e nel mondo intero. Ogni giorno migliaia di persone scendono in piazza per i motivi più disparati: domandare diritti sociali o civili, reclamare migliori condizioni di lavoro, opporsi a opere pubbliche giudicate contro l’interesse dei territori, chiedere rispetto dell’ambiente e dalla salute. Se queste mobilitazioni porteranno a un cambiamento dipenderà da molti fattori, innanzitutto dalla capacità di organizzarsi e di legarsi tra loro. Intanto noi abbiamo deciso di parlarne e di cercare di farlo nel modo giusto, per evitare che – come affermava con acume Malcom X ormai sessantanni fa – i media riescano a farci odiare le persone oppresse e amare quelle che opprimono.

Il sesto numero del nostro Monthly Report, il mensile di approfondimento e inchiesta riservato agli abbonati de L’Indipendente, è dedicato a questo tema. Al suo interno 45 pagine di contenuti esclusivi per scoprire le lotte che agitano l’Italia e il mondo intero, muovendosi su più direttrici e con tattiche differenti, incluso il “disaccoppiamento sociale” messo in pratica dai movimenti contro il passaporto sanitario.

Indice:

  • Nuove forme di resistenza: il “disaccoppiamento sociale” al tempo del green pass
  • Quando l’inconscio collettivo scende in piazza
  • A sarà düra! Storie di ostinata resistenza tra le valli di Susa
  • Essere movimento al tempo dalla società post-moderna
  • La Rete: croce e delizia delle voci dissonanti
  • Sorveglianza e carcere per chi lotta: quando la magistratura si fa apparato repressivo
  • Le occupazioni studentesche non si fermano
  • Cosa chiedono gli studenti che stanno occupando le scuole superiori
  • In tutto il mondo crescono le proteste: la storia insegna che qualcosa succederà
  • Quello che abbiamo lo dobbiamo alle proteste di chi ci ha preceduto
  • India, vincono i contadini: la riforma agraria sarà abrogata
  • La lotta eco-sociale degli indigeni non si ferma in tutto il Nord America
  • Come i media mainstream occultano la pubblicità facendola passare per informazione

Il mensile, in formato PDF, può essere scaricato dagli abbonati a questo link: lindipendente.online/monthly-report/

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

Articoli correlati

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

Articoli nella stessa categoria