Il dilemma è sempre il medesimo: qual è il giusto punto di incontro tra sicurezza e privacy, tra sorveglianza e libertà? La posizione dei Governi occidentali tende a essere ambigua in tal senso, ma la cronaca riporta sempre più casi in cui le varie amministrazioni decidono di appoggiarsi a soluzioni draconiane o a sotterfugi polizieschi pur di gestire emergenze dichiarate che non hanno data di scadenza. L’ultimo esempio di questa tendenza ci viene offerto da un report della testata Rolling Stone, la quale ha intercettato una serie di diapositive che esplicitano l’intenzione dell’establishment britannico di manipolare l’opinione pubblica con una massiccia campagna pubblicitaria il cui scopo è quello di denigrare il sistema di crittografia “end-to-end” utilizzato da alcune applicazioni di messaggistica istantanea.
Nello specifico, il Ministero degli Interni britannico si sarebbe messo in contatto con la potentissima agenzia pubblicitaria M&C Saatchi per dar vita a una “pubblicità progresso” in cui si vuole passare un messaggio chiaro quanto fazioso: accettare la crittografia si traduce automaticamente con il rendere la vita facile a chi gestisce la pedopornografia. Per diffondere questo messaggio di paura, il Governo inglese avrebbe già stanziato all’impresa £534.000 (circa €640.000), impresa che sarebbe già stata messa in contatto con alcune non meglio specificate fondazioni benefiche e, ovviamente, con le Forze di polizia.
«Ci siamo impegnati con M&C Saatchi per unire le molte organizzazioni che condividono preoccupazioni sull’impatto della crittografia end-to-end sulla nostra capacità di preservare la sicurezza dei bambini», ha dichiarato un portavoce del Ministero via comunicato. Timori che a loro modo sono legittimi se si considera che le autorità lamentano che digitalizzazione e pandemia abbiano fomentato le attività internettiane dei pedofili, ma che offrono come unica soluzione quella che, fatalmente, fa bene agli interessi degli organi di sorveglianza.
Le angosce relative a pornografia infantile e terrorismo sono alcune delle “armi” più potenti tra quelle messe in campo da chi vuole imporre decisioni che altrimenti farebbero accapponare la pelle – chiedetelo a Apple, la quale ha fatto leva proprio sul tema della vulnerabilità dell’infanzia per scansionare le foto in upload sui suoi cloud -, se non altro perché si tratta di tematiche capaci di convogliare i consensi e le fobie dell’etica occidentale odierna. Si tratta di crimini tanto odiosi che finiscono con l’accecare ogni senso logico e annichilire il discorso pubblico, dinamica di cui il Ministero degli Interni britannico è ben consapevole, visto che non si fa remore a sfruttarla: il Governo «non deve avviare un dibattito sulla privacy in contrapposizione alla sicurezza», recita didascalicamente una delle slide.
L’intera manovra del Regno Unito è nata in risposta alla scelta di Meta di introdurre l’end-to-end nel suo programma di messaggistica Messenger, scelta che a sua volta è dettata da un mercato che è sempre più spaventato dall’intrusività statale e dai crescenti pericoli di hacking. Nulla di tutto questo ha a che vedere però con la pornografia minorile. Quella ha prolificato per anni sull’app in questione e molteplici esperti convengono nel sostenere che rendere illegale la crittografia finirà solamente con il danneggiare gli utenti meno avvezzi al crimine. In altri termini, i cittadini sarebbero sotto sorveglianza e i soggetti pericolosi finirebbero con l’usufruire di canali alternativi.
L’intenzione propagandistica di Londra non fa che riflettere e anticipare pulsioni governative che si stanno estendendo anche all’Unione Europea, quindi il seguire le evoluzioni del suo operato potrebbe fornirci un’idea sostanziale delle sfide che gli utenti dovranno affrontare nel prossimo futuro, sfide che sembrano avere molto a che fare con la necessità dell’establishment di gestire i Big Data.
[di Walter Ferri]