In Indonesia il Parlamento ha approvato una legge che prevede di spostare la capitale Giacarta a Nusantara, una città nel Borneo, costruita da zero. Per quale motivo? Joko Widodo, Presidente indonesiano, aveva già detto nel 2019 di voler procedere con il progetto perché Giacarta sta letteralmente sprofondando in acqua.
Per questo motivo – e per l’urgenza della situazione – i lavori cominceranno già quest’anno, con un utilizzo iniziale di circa 56mila ettari sull’isola di Borneo. In totale l’impresa costerà circa 28 miliardi di euro e si protrarrà, secondo il Governo, almeno fino al 2045.
Per gli attivisti ambientali non è una delle migliori soluzioni quella adottata da Widodo. Anzi, potrebbe arrecare più danno del previsto, dato che sull’isola di Borneo c’è una delle foreste pluviali più antiche del mondo. Che già, a dirla tutta, non se la passa bene. La deforestazione ha ridotto di molto la sua dimensione originale e la creazione di piantagioni per l’olio di palma sta mettendo a repentaglio l’incolumità della biodiversità.
Perché Giacarta sta affondando? Il problema è in parte da ricercare nell’innalzamento dei mari, fenomeno collegato al surriscaldamento globale. Ma c’è dell’altro. A contribuire all’inabissamento è proprio il fatto che la città si sta abbassando di qualche centimetro all’anno, in contemporanea all’aumento del livello dell’acqua. A conti fatti, il 40% di Giacarta è già sotto il livello del mare e una soluzione concreta ancora non c’è. E quelle già adottate, invece, si stanno rivelando insufficienti.
Non è affatto chiaro il motivo per cui la città si stia in un certo senso “auto sabotando”, finendo in mare. Secondo il New York Times, la causa potrebbe essere il fatto che Giacarta è per il 97% coperta di asfalto e cemento, e gli abitanti scavano molti pozzi illegali per poter trovare acqua non contaminata. Il cemento impedisce al liquido in superficie di filtrare, di andare giù per così dire, bloccandolo in superficie. Invece l’acqua che si trova sotto la città viene riportata su attraverso i pozzi. È un circolo vizioso, “un gigante cuscino su cui Giacarta si appoggia”, si legge nell’articolo. Un gigante destinato ad annegare.
[di Gloria Ferrari]
Povero Borneo! Già devastato da km2 di piantagioni di palma da olio. Cosa respireranno (respireremo) quando l’ultimo albero della foresta verrà abbattuto? Possibile che l’uomo riesca a fare solo disastri?