Se è vero che la storia si ripete, stiamo per assistere a periodi di grandi cambiamenti. È già successo negli anni tra il 1830 e il 1848, nel 1917-1924, negli anni ’60, e sta accadendo di nuovo oggi. Il clima che sta attraversando il pianeta, nell’ultimo decennio in particolare, è teso: caratterizzato da movimenti sociali e continue proteste. Dal 2020, come si è potuto notare dalle immagini settimanali che arrivano sui social delle piazze di varie Nazioni, la pandemia da coronavirus ha accentuato i disordini. Lo dimostra anche il “World Protests”, uno studio sui movimenti di protesta avvenuti tra il 2006 e il 2020.
Mai come ora in Italia stiamo vivendo questa situazione. Le manifestazioni contro il Green Pass sono la testimonianza contingente di un disagio e di un’inquietudine più profonda verso il governo Draghi e verso gli stessi capisaldi su cui esso si fonda. Le proteste sono organizzate da parte di una fetta di italiani che c’è ma che si fatica a vedere perché, oltre ad essere priva di leader e partito di riferimento, viene del tutto ignorata dai media del mainstream. Un esempio è il caso di Studenti Contro il Greenpass: un’associazione di ragazzi che ogni settimana organizza proteste in tutta Italia, per far sentire il proprio grido non solo tramite i social. La situazione, tuttavia, non viene percepita da tutti in questo modo: la narrazione convenzionale e tradizionale sembra aver abbandonato ogni volontà di raggiungere “il grande pubblico”, ignorando questa parte della società e definendola con caratteristiche e stati d’animo, quali accettazione, solitudine e rassegnazione, che però non caratterizzano chi porta avanti queste proteste.
Il Social Decoupling
Cosa succederà, se già non è successo, quando troppo grande sarà ormai la distanza tra chi identifica la realtà in ciò che ogni giorno raccontano i media mainstream e chi, invece, vive una realtà completamente diversa sul territorio e sulla propria pelle? Sarà possibile trovare un punto di contatto tra due visioni del mondo e della nazione apparentemente inconciliabili tra loro?
Ecco così che nasce il Social Decoupling, termine inglese che deriva dalla cosmologia e che tradotto letteralmente significa disaccoppiamento sociale. Esso rappresenta una fase in cui una minoranza, in questo caso quella dei no pass, che rifiuta di adeguarsi all’ordine stabilito durante questo periodo di pandemia, si organizza per cercare di creare una società parallela, che permetta ad individui attualmente esclusi, di continuare a vivere in una comunità. Un’alleanza alternativa, capace di sopravvivere attraverso reti interpersonali e ramificate sul territorio. Ma come potranno passare dalla teoria all’azione?
Parola d’ordine: organizzazione e autosufficienza
C’è un’enorme differenza tra un 10% coeso ed organizzato ed un’equivalente porzione di società frammentaria, priva di riferimenti e obiettivi. Chi si oppone, ma non può contare su una rete organizzata, presto o tardi sarà costretto a cedere. Non per volontà, ma per mancanza di soluzioni.
Se non venisse trovato un punto d’incontro, insomma, l’unica alternativa sarebbe organizzarsi. Queste minoranze quindi, dovranno reinventarsi, prendendo spunto o addirittura legandosi a comunità, già “disaccoppiate dalla società”. Sono varie le realtà autosufficienti, presenti già da diversi anni in Italia. Si tratta di abitanti che hanno scelto di assumersi la responsabilità di una vita in comune, lavorando per soddisfare i bisogni dei componenti del gruppo e che insieme praticano, tra le altre cose, agricoltura per l’autosufficienza e homeschooling.
Esempi già in cammino
Con la mission di “essere il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo”, sorge tra gli Appennini romagnoli, l’Azienda Agricola biologica e Agriturismo, La Fattoria dell’Autosufficienza. Un possibile luogo di ispirazione per uno stile di vita basato sull’equilibrio, la salute, la resilienza e la sostenibilità; costituito, nel gennaio del 2009, da Angelo Francesco Rosso, la sua famiglia e Macrolibrarsi. L’azienda, pensata per funzionare in maniera autosufficiente per le prossime sette generazioni, svolge innumerevoli attività in tutta sintonia con la natura: la coltivazione di ortaggi, frutta, erbe aromatiche, cereali, legumi, silvicoltura e apicoltura. Inoltre, mette in pratica bioedilizia e bioarchitettura con materiali naturali (calce, canapa, paglia, legno) ed offre un’attività formativa per chi desidera intraprendere corsi di agricoltura, sostenibilità, consapevolezza e contatto con la natura.
E’ questa la direzione dell’alternativa si intende percorrere: una vita fatta da persone autosufficienti, a contatto con la terra e alle prese con una quotidianità non sempre comoda ed immediata, ma sicuramente più libera ed autentica. Una comunità intenzionale, uno spazio in cui le persone, intenzionalmente appunto, decidono di abitare. E lo fanno insieme, condividendo.
Istruzione, le scuole differenti
Una comunità alternativa deve comprendere senz’altro l’istruzione: tassello fondamentale per qualsiasi collettività. Tra le opzioni che stanno avendo più successo, troviamo Homeschooling e scuola parentale e sebbene i termini possano essere confusi, si parla di due realtà distinte. Nel primo caso, i genitori si prendono la responsabilità dell’educazione dei figli senza delegarla ad una struttura; nel secondo invece, è previsto un luogo fisico e la frequenza del bambino. Andando nello specifico, tale forma d’istruzione vede più genitori riunirsi al fine di creare una dimensione comunitaria basata su un progetto educativo riconosciuto.
Entrambe le realtà sono già presenti nella penisola e non solo. Basti pensare che dal 2018/19 – ultimo anno scolastico pre-pandemico – al 2020/21, gli “studenti casalinghi” sono pressochè triplicati, passando da 5.126 a 15.361. Con i figli in DAD, infatti, molte famiglie hanno deciso di fare un passo in più, rendendosi autonomi da esigenze, richieste e valutazioni della scuola.
Oltre alle realtà appena descritte, ne esistono altre più piccole che stanno sviluppando lentamente metodi formativi innovativi, come la scuola nel bosco, la scuola biocentrica basata sulla concezione dell’esperienza del vivere come processo di apprendimento, la scuola senza zaino (presente anche nella scuola pubblica) e molte altre piccole realtà che non hanno un orientamento specifico e ne combinano diversi insieme. L’offerta è indubbiamente variegata.
I primi passi avvengono online
Il ventunesimo secolo ha permesso di affiancare al mondo reale quello digitale. Fare rete è ciò che di più facile resta alle minoranze, perché basta un clic per raggiungere un’attivista che si trova dall’altra parte della città. Ma questa non è una novità: il mainstream non ha mai smesso di far notare come i no-vax/no-pass abbiano iniziato ad organizzarsi tramite i Social. Telegram, denigrata già dagli albori della pandemia a causa della teoria americana QAnon, è diventata ormai la piattaforma ufficiale di quelli che i media definiscono, generalizzando, “sfegatati complottisti”. Prima con IO APRO, durante il lockdown, poi con Basta Dittatura e ora con tante piccole realtà che stanno nascendo in tutta la penisola. Ogni regione ne ha almeno una, ma non c’è nulla ancora di troppo concreto. Il loro scopo è fare rete tra persone con idee comuni, cercando di aiutarsi a vicenda: i genitori si organizzano per il trasporto dei figli (con l’ultimo decreto non possono più salire sui mezzi per andare a scuola), si trovano amici con i quali non serve sentirsi diversi e ci si incontra per sapere di non essere soli. Ci si sostiene, proprio come dovrebbe essere in una comunità di persone.
In questo articolo non verrà espresso il nome di nessuno di questi nuovi gruppi poiché gli amministratori e i componenti preferiscono prevenirne ulteriori repressioni da parte dei poteri forti.
Anche su Facebook stanno prendendo piede iniziative importanti, nate con lo scopo di “sostenere chi resiste” non solo a livello sociale ma soprattutto lavorativo, aspetto fondamentale per la vita di tutti. Organizzati per regione e qualche volta addirittura per provincia, i gruppi offrono la possibilità di trovare e offrire lavoro a persone che condividono le stesse idee e che non vogliono rendersi la vita difficile a vicenda. Ma non solo, le offerte comprendono di tutto: affitti, attività sportive, alimentazione, istruzione e vacanze. Insomma, queste iniziative provano a dare la possibilità a tutti di avere una vita normale, senza vincoli, ricatti o obblighi.
Da una situazione di disagio e malcontento popolare, spesso le persone sviluppano pensieri nuovi, mettendo in pratica logiche e regole che portano al cambiamento: una vita sicuramente diversa, che soltanto chi ha una sensibilità profonda e coraggio può capire e condividere. Le soluzioni esistono e molte persone non si sono arrese al corso del destino. Con un briciolo di follia e tanta forza di volontà hanno iniziato a muoversi, prendendo la propria vita in mano e credendo nell’opportunità che questo periodo storico, di cambiamento forzato, sta offrendo.
[di Iris Paganessi]
Le nuove comunità che crescono a piccoli passettini sui social network ancora liberi (pure Zucchemberg si è messo sugli attenti e comincia a censurare) sono genuine. Ancora embrioni ma combineranno qualcosa di buono perchè al loro interno non esiste la corruzione. E’ una legge non scritta che libera energia positiva.
La base è la collaborazione a scapito della competizione, il grosso del lavoro riguarda i singoli individui che dovranno fare su loro stessi per scrollarsi di dosso le scorie di decenni di individualismo. E’ uno sforzo emotivo non indifferente.
Dal punto di vista pratico lo scoglio principale è la dipendenza dall’economia regolare che detiene risorse e mezzi di produzione, la totale autosufficienza è quasi utopistica ma la sempre minor dipendenza dal mercato è pur sempre una buona sfida da cui partire e sulla quale sviluppare e adattare le idee.
La situazione la conosco molto bene ed il fenomeno del disaccoppiamento sociale è ormai un fenomeno che sta crescendo,anche qui nel basso alessandrino… Per fortuna esistono persone intelligenti e formate che hanno appreso fin dall’inizio, che tutta questa situazione, non è altro che un modo per cancellare diritti civili e cancellare la costituzione..proprio come vogliono i Fabiani.. si perché dietro a tutto c’è la Fabian society,che da 1 secolo,sta organizzando tutto affinché possa applicare il loro modello di socialismo autarchico,non sovietico,alla popolazione italiana… pochi lo hanno capito
Mi sono chiesto anch’io spesso la stessa identica cosa e probabilmente fossi stato da solo in questo particolare momento storico o avrei lasciato l’Italia o mi sarei unito a uno di questi gruppi aiutando a costruire appunto una realtà parallela.. ma ho due figlie ed una moglie che per quanto condividano il mio stesso disappunto verso questo scempio che sta accadendo con il benestare di molti non se la sentono di cambiare totalmente uno stile di vita a cui sono abituate nel bene e nel male..che fare? Oltre al fatto che un tentativo di sabotare già queste alternative è già in atto (si veda nuove linee guida su homeschooling e scuola parentale o attacco diretto a queste avvenuto in Trentino per esempio).. sul fatto che sfia “gratuito” ho dei dubbi..penso che ogni singola scelta scellerata rientri in una logica ben precisa…
Probabilmente, e putroppo, lo scopo del governo (governo?) potrebbe proprio essere quello di favorire l’astio tra i due gruppi sociali (chiamiamoli Reticolari e Gerarchici, tanto per intenderci i Reticolari resistono e i Gerachici acriticamente si conformano) in modo tale che si danneggino a vicenda. Tutto questo con quale recondito scopo? Ah, saperlo…
Sebbene mi rincuori tantissimo scoprire – grazie a quest’articolo – di comunità che reagiscono con positività alla degenerazione di questi tempi, non rischia di essere un segnale di rassegnazione (darla vinta e rifugiarsi in una realtà parallela)? Vediamo tutti come ragiona tirannicamente il governo corrente e la brama di sottomettere (quantomeno psicologicamente) chiunque con l’atto vaccinale: non c’è il rischio di portarlo a inventarsi qualche DPCM ancor più disumano pur di far gratuitamente del male alle persone?
Hai alternative da proporre?