venerdì 22 Novembre 2024

Perché l’abuso del voto di fiducia è un problema democratico

In diversi articoli abbiamo affrontato l’argomento del ricorso al voto di fiducia da parte del governo Draghi, che si è in tal senso distinto essendosi rifatto in maniera massiccia ad esso. Per avere però un’idea quanto più possibile realistica sui problemi legati ad un ampio utilizzo del voto di fiducia, c’è bisogno di chiarire in cosa consista quest’ultimo nonché di analizzare nel dettaglio perché un suo utilizzo eccessivo generi conseguenze negative. Come vedremo, infatti, tale strumento se utilizzato in maniera spropositata finisce inevitabilmente per esautorare il Parlamento, che viene di fatto privato del suo potere legislativo. Si tratta di un risvolto che rappresenta anche un vero e proprio rischio per la democrazia rappresentativa, messa in crisi dal deterioramento delle funzioni del Parlamento.

Dunque, la prima domanda a cui bisogna rispondere è la seguente: che cos’è il voto di fiducia? Per fornire una risposta completa a tale quesito, bisogna innanzitutto chiarire che quello italiano è un sistema politico improntato a una democrazia rappresentativa nella forma di Repubblica parlamentare. Ciò significa che non vi è una elezione diretta del capo del governo, bensì gli elettori scelgono i parlamentari che – in seguito alla nomina del presidente del Consiglio e dei ministri da parte del presidente della Repubblica – dovranno accordare la fiducia al governo come previsto dall’articolo 94 della Costituzione. Quest’ultimo, che sancisce il meccanismo del voto di fiducia, prevede infatti che «entro dieci giorni dalla sua formazione il governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia» la quale viene accordata o revocata dalle stesse «mediante mozione motivata e votata per appello nominale». L’esito negativo del voto di fiducia, o l’approvazione di una mozione di sfiducia, costringe il Governo a presentare le dimissioni.

Detto ciò, il governo poi può anche decidere di porre la fiducia su specifici progetti di legge qualificandoli come fondamentali per l’attuazione del suo programma politico e facendo dipendere dalla loro approvazione la sua permanenza in carica. Si parla in tal caso più propriamente di questione di fiducia – ed è questo l’istituto di nostro interesse – la quale però sempre più spesso viene posta dal governo non su un disegno di legge ma su un proprio maxi emendamento. Ciò significa che, in situazioni in cui il dibattito parlamentare genera modifiche nei confronti della proposta dell’esecutivo, quest’ultimo decide di stravolgere il testo modificato presentando un maxi emendamento, su cui pone la fiducia, che sostituisce completamente il progetto di legge. Ad ogni modo, la questione di fiducia è in generale un istituto non previsto dalla Costituzione, bensì stabilito dai regolamenti interni della Camera e del Senato. Questi ultimi però sono privi di forza di legge e sono perciò vincolanti solo per i membri delle Camere: la logica conseguenza, dunque, è che tale istituto fondi la sua forza vincolante sulla prassi politica e non sulla legittimità costituzionale.

La questione di fiducia era originariamente usata dal governo solo in situazioni eccezionali per compattare la maggioranza parlamentare, tuttavia ultimamente essa viene frequentemente utilizzata per velocizzare il dibattito ed assicurare l’approvazione di proposte molto discusse. Infatti, da un lato tale istituto consente di evitare l’ostruzionismo parlamentare poiché gli emendamenti eventualmente presentati dai membri delle camere sono preclusi ed il testo deve essere votato così come è stato presentato, mentre dall’altro permette una veloce espletazione del processo di legiferazione essendo previsto il voto nominale del testo nella sua interezza ed entro 24 ore.

Insomma, uno strumento che può definirsi comodo per il governo ma al quale non si dovrebbe ricorrere in maniera eccessiva comprimendo quest’ultimo inevitabilmente l’attività del Parlamento, che viene di fatto esautorato non potendo apportare modifiche al testo su cui è stata posta la fiducia. Eppure, l’ampio utilizzo della questione di fiducia è diventato ormai la norma negli ultimi anni: non solo infatti il governo Draghi si è distinto per il suo massiccio ricorso a tale strumento, ma il dato di fatto è che tutti gli ultimi governi lo hanno utilizzato in maniera alquanto frequente.

Detto questo, bisogna infine ricordare che il problema della compressione dell’attività del Parlamento ne determina un altro: il declino della democrazia rappresentativa. A sottolinearlo è il saggio «Come esautorare il parlamento. Un caso esemplare del declino di una democrazia rappresentativa» di Carlo Ferruccio Ferrajoli, professore di Economia e diritto delle istituzioni pubbliche presso l’Università di Roma “La Sapienza”. Il testo, infatti, afferma che la crisi che il sistema parlamentare sta vivendo da molti anni in Italia potrebbe «alla lunga travolgere la stessa democrazia rappresentativa». Un pericolo precisamente determinato dalla crisi, tra l’altro, della funzione legislativa, della quale il Parlamento è stato di fatto privato. Vi è stato infatti un «progressivo dominio dell’esecutivo sulla legislazione» determinato non solo da un più ampio uso della delega legislativa ma anche dall’abuso della decretazione d’urgenza, che si è imposta proprio grazie all’eccesso della questione di fiducia su maxi emendamenti. Insomma, la crisi della funzione legislativa del Parlamento finisce per mettere in discussione la legittimazione democratica dell’intero ordinamento giuridico – che è «fondato sulla rappresentanza politica e sulla centralità della legge statale nel sistema delle fonti» – proprio in virtù di «quei caratteri di rappresentatività e democraticità che solo un Parlamento nella pienezza delle sue prerogative è in grado di assicurare».

[di Raffaele De Luca]

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2 Commenti

  1. Per forza, ciò accade quando a dettare l’agenda delle cose da fare non è un governo ed un parlamento sovrano, ma la Fabian society che mascherandosi molto bene, come loro sanno ben fare, portano i loro sgherri ad adoperare le più vili e becere modalità, per poterne uscire vincitori… Se vogliamo seriamente risolvere il problema della democrazia liberale in Italia, dobbiamo ripulire ogni Ente, Istituzione, il Parlamento da questi massoni, ed anche a tutela della costituzione, metter uomini integerrimi e di altissima caratura morale e non massoni affiliati a queste società segrete che vogliono solo il dominio dei popoli del capitale…

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