Nove spiagge e due riserve protette contaminate, seimila i barili di petrolio dispersi nell’oceano: questo il drammatico bilancio del disastro ambientale avvenuto al largo delle coste peruviane, la cui responsabilità è a carico del colosso petrolifero spagnolo Repsol. La multinazionale, prima, ha sminuito lo sversamento, poi, ha tentato di imputare la colpa del disastro all’eruzione del Tonga. Mentendo in entrambi i casi. Una tattica usuale per le multinazionali petrolifere, ma questa volta la Repsol si trova di fronte il Perù del nuovo presidente socialista Pedro Castillo, che sulla lotta contro gli abusi delle multinazionali ha costruito una parte sostanziale del proprio programma di governo, e le cose potrebbero mettersi male per la compagnia. Il governo peruviano ha infatti dapprima disposto l’interruzione di tutte le attività dell’azienda nel Paese fino a che non sarà determinata con maggior chiarezza la dinamica dell’incidente e ha poi annunciato l’intenzione di intraprendere “tutte le necessarie azioni penali, civili e amministrative contro la compagnia” al fine di ottenere giustizia.
Il disastro – definito il più grave nella storia del paese sudamericano – ha avuto luogo il 15 gennaio, durante il trasferimento di greggio dalla petroliera italiana Mare Doricum alla raffineria La Pampilla della Repsol. Giorno in cui – come ha denunciato il ministro dell’Ambiente Rubén Ramírez – le attività in mare non avevano registrato alcuna anomalia. Di conseguenza, la possibilità che a causare l’incidente sia stato lo tsunami derivante dall’esplosione del vulcano polinesiano appare, chiaramente, come una scusa. Un atteggiamento negligente da parte dell’azienda confermato poi dal tentativo di minimizzare quanto stava accadendo. La Repsol, infatti, al principio aveva comunicato la dispersione di appena 0,16 barili di petrolio in uno spazio di si e no 2,5 metri quadrati. Ciò ha inevitabilmente ritardato le operazioni di messa in sicurezza, così, ora, per ripulire i danni ci vorrà circa un decennio. E intanto, le autorità peruviane fanno sapere che è stato localizzato un secondo sversamento.
[di Simone Valeri]
Noi italiani sempre in prima fila, quest’anno… disastri compresi 🙄
non mi fido di un socialista, nella patria della corruzione… non mi fido, neanche fosse capitato qui in Italia. La Repsol non pagherà o farà vedere che paga, una quota rappresentativa, non di certo una multa vera… non so, non mi aspetto neanche porti in porto la nazionalizzazione delle estrazioni… Non mi fido