Nel territorio indigeno di “Ituna Itatá”, situato nel nord dell’Amazzonia brasiliana, una tribù incontattata il cui nome è sconosciuto rischia di essere completamente sterminata. A denunciarlo è Survival International, movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni, il quale ha fatto sapere che presto potrebbe essere messo in atto il disboscamento del territorio in questione. Ciò potrebbe essere evitato solo in un modo, ovverosia ottenendo il rinnovo di un’ordinanza di protezione territoriale ritenuta «fondamentale per la sopravvivenza della tribù incontattata».
Quest’ultima, come sottolineato tramite un tweet dalla pagina spagnola di Survival International, è scaduta nella giornata di ieri. Proprio per questo, il movimento ha recentemente lanciato un appello tramite il quale invita i cittadini ad inviare una e-mail precompilata alle autorità brasiliane con cui si chiede il rinnovo dell’ordinanza di protezione territoriale, cosa che permetterebbe di evitare la probabile distruzione dell’intero territorio nonché della tribù che lì vive.
In realtà, non prendendo provvedimenti in tal senso le autorità darebbero semplicemente il colpo di grazia alla tribù, dato che il territorio in questione è già stato «pesantemente invaso». Basterà a tal proposito ricordare che nel 2019 Ituna Itatá è stato il territorio indigeno con il più alto tasso di deforestazione del Paese, nonostante appunto godesse di alcune tutele grazie all’ordinanza di protezione territoriale. Con il mancato rinnovo della stessa, però, anche la più remota speranza degli indigeni di non essere sterminati sparirebbe, cosa che molti proprietari terrieri e politici stanno cercando di far accadere. Tra questi c’è anche il senatore Zequinha Marinho, che come sottolineato da Survival International è uno «stretto alleato del Presidente Bolsonaro», ha «forti legami con l’industria estrattiva ed i produttori di carne» e «da anni preme per aprire il territorio allo sfruttamento commerciale».
Nel frattempo tuttavia qualcosa si muove in favore della tribù, dato che proprio ieri il Ministero Pubblico Federale ha informato i cittadini di aver presentato un’azione legale con la quale ha chiesto al Tribunale Federale di obbligare la National Indian Foundation (Funai) – ossia l’ente governativo brasiliano che stabilisce ed attua le politiche relative alle popolazioni indigene – a rinnovare urgentemente l’ordinanza che tutela Ituna Itatá per altri tre anni.
Ad ogni modo, però, come ricordato da Survival International Ituna Itatá non è l’unico territorio che rischia di essere distrutto, dato che ad essere a rischio sono anche altre zone in cui vivono tribù incontattate. Nei territori indigeni “Piripkura” e “Pirititi” le ordinanze sono infatti prossime alla scadenza, mentre quella relativa alla protezione del territorio indigeno “Jacareúba/Katawixi” è già scaduta. Per questo, tramite la e-mail precompilata viene chiesto alle autorità di «mantenere in vigore le Ordinanze fino a quando queste terre non saranno state formalmente demarcate», il che è previsto non solo dalla legge internazionale ma anche dalla Costituzione brasiliana. L’articolo 231 della Costituzione, infatti, riconosce in maniera chiara ai popoli indigeni i «diritti originari sulle terre che tradizionalmente occupano» ed impone al governo il dovere di «proteggere e garantire il rispetto di tutti i loro beni».
[di Raffaele De Luca]
E’ chiaro che se esistono diritti a scadenza, prima o poi scadono senza rinnovo.
I diritti a scadenza brasiliani sulle tribù indigene hanno anticipato i greepass italiani.