Negli Stati Uniti una sentenza storica della corte dell’Ohio ha stabilito che il Governo dovrà risarcire le tribù indigene locali per averle “distrutte” con la vendita di oppioidi. In particolare la casa farmaceutica Johnson & Johnson (la stessa del vaccino contro il Coronavirus) e i tre maggiori distributori di oppioidi da prescrizione degli Stati uniti (McKesson, AmerisourceBergen e Cardinal Health), dovranno pagare ai nativi d’America e dell’Alaska (cioè 6,8 milioni di persone) circa 590 milioni di dollari.
Era già accaduto che durante lo scorso settembre le stesse aziende avevano dovuto versare 75 milioni di dollari per placare l’accusa di aver dato vita ad una vera e propria epidemia di oppioidi per quasi 400.000 abitanti, residenti tra i Cherokee dell’Oklahoma.
Quella della dipendenza da sostanze oppiacee è una grossa piaga per l’America. I Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie sostengono che dal 1999 al 2019 gli oppioidi abbiano causato nello Stato almeno mezzo milione di morti per overdose. Più vittime di quelle causate dall’eroina.
Nello specifico, a pagarne maggiormente le conseguenze sono stati proprio i nativi. Secondo ricerche e studi portati avanti dalle tribù e presi in considerazione durante i processi, i nativi d’America e dell’Alaska hanno “subito alcune delle conseguenze peggiori rispetto a qualsiasi altra popolazione degli Stati uniti”. Le vittime non sono stati solo gli adulti.
W. Ron Allen, presidente della Jamestown S’Klallam e rappresentante tribale in diversi dipartimenti del governo Usa, insieme all’avvocato Geoffrey D. Strommer hanno detto al Manifesto che «l’impatto sui bambini nativi americani è particolarmente devastante. Nel 2012 uno su dieci di età pari o superiore a 12 anni ha utilizzato oppioidi da prescrizione per scopi non medici, il doppio rispetto ai giovani bianchi e tre volte quello degli afroamericani». Gli oppiacei sono infatti considerati dei farmaci psicoattivi, che si comportano nel nostro corpo esattamente come farebbe la morfina o sostanze simili ad essa. È molto probabile, dunque, che una sensazione del genere crei nel corpo di chi la assume un certo desiderio di “averne ancora”.
In questo caso sono proprio i bambini nativi che soffrono maggiormente di astinenza e che fanno fatica a controllare e gestire questo istinto. E se l’impatto di queste sostanze incide già sulla vita dei più piccoli, è facile immaginare come esse possano influire su tutto il sistema delle società tribali: «La crisi degli oppioidi ha esaurito la forza lavoro delle imprese tribali, diminuendo la produttività, aumentando i costi amministrativi e facendo perdere opportunità di crescita e sviluppo tribale», ha ribadito a tal proposito l’avvocato.
Come è stato possibile arrivare fino a questo punto? Una grossa fetta della colpa è da attribuire alle case farmaceutiche, concentrate sul generare il maggior numero di profitti. Johnson & Johnson, ad esempio, ha descritto fin dal primo momento i propri oppioidi indicati per il trattamento del dolore cronico e minore. Medicinali, dunque, all’apparenza innocui, consigliati a tutte le fasce d’età e estranei alla dipendenza. Anche le altre aziende hanno agito nello stesso modo, quando invece «avrebbero dovuto segnalare le richieste eccessive di oppioidi da prescrizione da parte delle farmacie, fermando quindi la vendita di quella valanga di pillole». Ma alla fine il profitto vale più di ogni altra vita.
[di Gloria Ferrari]
Ad occhio e croce, 590 milioni di dollari diviso tra 6.8 milioni di persone fa meno di 100 dollari a testa. Mi pare una miseria rispetto ad un danno così grave