Il Movimento 5 Stelle è di nuovo in fibrillazione. Questa volta, a dissestare i piani di un faticoso riassetto post-Quirinale, è stata l’ordinanza con cui il Tribunale di Napoli ha sospeso per “gravi vizi nel processo decisionale” due importanti delibere adottate dai pentastellati lo scorso agosto dopo il voto della base: quella che ha portato alla nascita del nuovo statuto e quella che, quarantott’ore dopo, ha “incoronato” Giuseppe Conte come nuovo leader.
I giudici hanno accolto il ricorso presentano da un gruppo di attivisti, rappresentati dall’avvocato Lorenzo Borrè, sancendo che, in occasione della modifica dello statuto, non sia stato raggiunto il quorum richiesto affinché la votazione producesse effetti: “L’illegittima esclusione dalla platea dei partecipanti all’assemblea del 3 agosto 2021 degli iscritti all’Associazione Movimento 5 stelle da meno di sei mesi – si legge nell’ordinanza – ha determinato l’alterazione del quorum assembleare nella deliberazione di modifica del proprio statuto. Tale delibera infatti risulta adottata sulla base di un’assemblea formata da soli 113.894 iscritti (quelli da più di sei mesi) in luogo dei 195.387 associati iscritti a quella data; con l’illegittima esclusione di 81.839 iscritti all’ente dal quorum costitutivo e deliberativo, maggiore dei soli 60.940 associati che hanno partecipato all’assemblea”. L’esclusione dalle votazioni online dei soggetti iscritti da meno di 6 mesi, che costituisce in realtà una prassi consolidata per la chiamata al voto online da parte del Movimento, è stata dunque considerata “illegittima” dal Tribunale. Di conseguenza, risulterebbe invalida anche la delibera con cui due giorni dopo, il 5 Agosto 2021, Conte è stato nominato Presidente dell’ente, specie dal momento che “lo statuto in vigore prima della sua modifica, che come visto […] risulta illegittima, non prevedeva la figura del Presidente quale organo dell’associazione. Pertanto, la sua nomina appare a sua volta in contrasto con le regole statutarie”.
Il comitato di garanzia dei 5 Stelle, organo che, tra le altre mansioni, sovrintende alla corretta applicazione delle disposizioni dello Statuto ed esprime pareri sull’interpretazione e applicazione delle sue disposizioni, in pochi giorni è stato completamente azzerato. Era infatti formato da Luigi Di Maio, che si è dimesso il 5 Febbraio, Roberto Fico e Virginia Raggi, i quali, ricoprendo incarichi istituzionali, secondo il dettato del vecchio statuto a cui è necessario riferirsi sono incompatibili con tale ruolo.
La palla dovrebbe dunque passare all’unica figura le cui prerogative, assieme a quelle dei tre probiviri, non sono state intaccate: Beppe Grillo. Il Garante del Movimento si è finora espresso con poche parole rilasciate sul suo profilo Facebook: «Le sentenze si rispettano. La situazione, non possiamo negarlo, è molto complicata. In questo momento non si possono prendere decisioni avventate. Promuoverò un momento di confronto anche con Giuseppe Conte». Intanto per questa sera alle ore 21 è stata convocata la riunione del gruppo M5S alla Camera con all’ordine del giorno “riflessioni politiche”, mentre Giuseppe Conte ha rinviato la partecipazione al programma tv Porta a Porta prevista sempre per questa sera.
Le strade percorribili sembrano essere due: l’elezione di quella “leadership a 5” delineata dal vecchio statuto e accantonata quando si decise di virare su Conte leader; oppure, come quasi certamente accadrà, la ri-chiamata all’appello della base (questa volta, ovviamente, anche con il coinvolgimento degli iscritti da meno di 6 mesi al fine di attenersi al contenuto dell’ordinanza del Tribunale di Napoli) per rieleggere Conte Presidente attraverso una nuova modifica dello Statuto. Ospite di Lilli Gruber ad Otto e Mezzo nella serata di ieri, Conte è sembrato avere su questo le idee molto chiare: «C’è un piano politico-sostanziale e uno giuridico-formale, che segna questa sospensione. Sospensione a cui si risponde con un bagno di democrazia. Erano già in programma delle modifiche dello statuto, si aggiungerà una ratifica da parte di tutti gli iscritti, anche quelli da meno di sei mesi, senza aspettare i tempi di un giudizio processuale».
Intanto, una rilevazione di SWG che ha sondato le opinioni degli elettori dei 5 Stelle sullo scontro Conte-Di Maio, ha fotografato ieri un risultato eloquente: il 75% degli intervistati si schiera con Giuseppe Conte, mentre solo il 10% sostiene l’ex capo politico. Molti opinionisti ritengono che la pronuncia del Tribunale di Napoli ridimensioni la leadership di Conte, offrendo un significativo margine d’azione alla corrente dimaiana. Eppure, ove il popolo pentastellato fosse convocato a breve per la riconferma del leader e, come è molto probabile, Conte ottenesse l’ennesimo pleibiscito, la prospettiva potrebbe rapidamente capovolgersi. Separando, forse in maniera definitiva, il destino politico di Di Maio e dei suoi fedelissimi da quello del vincitore.
[di Stefano Baudino]
La crisi interna vera riguarda l’azione politica ne può venire fuori uscendo dal governo Draghi.