L’attività elettrica associata all’epilessia diminuisce nei pazienti con epilessia refrattaria, grazie alla musica di Mozart. In particolare, la Sonata per due pianoforti di Mozart in re maggiore (K448), riduce le IED (scariche epilettiformi interictali intracraniche). Per quanto si sappia ancora poco sul meccanismo alla base di tale “ascolto benefico”, i sedici soggetti protagonisti dello studio pubblicato a settembre 2021 su Scientific Reports, hanno vissuto dei benefici grazie alla Sonata del compositore austriaco, quando sottoposti all’ascolto dopo episodi di crisi. Lo studio aveva come scopo l’indagine approfondita del famoso “effetto Mozart K448”, di cui si parla fin dal 1993, anno in cui fu descritto per la prima volta da Gordon Shaw e Frances Rauscher.
L’associazione tra stimolazione musicale non invasiva e le riduzioni dell’attività interictale intracranica in persone con epilessia refrattaria è ormai da tempo protagonista di diverse ricerche. Quello del Dartmouth College di Hannover è però il primo vero studio volto a valutare sistematicamente la relazione tra i confini del segmento musicale e le variazioni di potenza spettrale in relazione “all’effetto Mozart K448”. Il team di scienziati guidato da Robert Quon ha indagato la correlazione tra la durata e i benefici dell’esposizione alla Sonata, chiedendosi se ci sia bisogno di una durata minima di esposizione. Nello studio sono anche stati messi alla prova i nuovi metodi di alterazione della musica, per capire se essi possano o no migliorare questo utile fenomeno. Nel dettaglio, i risultati dello studio derivano dalla sottoesposizione, almeno quattro ore dopo l’ultima crisi epilettica, dei sedici soggetti protagonisti dell’esperimento a una serie di clip di quindici o novanta secondi, tra le quali la Sonata sopracitata.
I suddetti risultati mostrano che innanzitutto sì, c’è bisogno di una durata minima poiché i benefici si attuino: è l’esposizione di almeno trenta secondi alla K448 a ridurre efficacemente i tassi di IED nei pazienti epilettici. Attraverso l’utilizzo di impianti Stereo-EEG intracranici, è stato dimostrato come la versione originale di K448 riduca i tassi di IED del 66,5 per cento, valore coerente con il limite superiore delle risposte IED al K448 riportato in passato. Invece, durante l’ascolto di una versione modificata della stessa Sonata, non sono state riscontrate diminuzioni tanto significative del tasso di IED. Allo stesso modo, l’esposizione dei soggetti epilettici ad altri stimoli musicali non ha dato risultati tanto utili. Così come un’esposizione a K448 troppo breve non ha fatto riscontrare risposte celebrali significative. Attraverso la nuova pubblicazione è quindi possibile comprendere quanto “l’effetto Mozart K448” sia da valutare come intervento non invasivo e non farmacologico per l’epilessia refrattaria. È necessario continuare ad analizzare gli effetti terapeutici che la stimolazione musicale può avere sul cervello, ma l’ultimo studio guidato da Quon è un buon motivo per comprendere quanto la musica possa essere utilizzata in un certo modo per curare e migliorare la vita di soggetti epilettici.
[di Francesca Naima]