È nata la prima comunità energetica rinnovabile in Lombardia. A Turano Lodigiano, piccolo comune di poco più di 1500 abitanti, verranno installati due impianti fotovoltaici di 34 kW e 13 kW ciascuno, che permetteranno di produrre, scambiare e vendere energia verde al 100%. La comunità energetica si compone di 9 famiglie – a breve saliranno a 23 -, 1 parrocchia e 9 utenze comunali, riuniti nella libera associazione chiamata Solisca. Il tutto ha avuto inizio nel 2020 – poco dopo la firma del decreto che ha dato il via libera alla sperimentazione delle comunità energetiche rinnovabili (REC) -, per iniziativa dell’amministrazione comunale e la digital energy company Sorgenia, con l’idea di realizzare cinque impianti fotovoltaici dal valore di 70mila euro. Oltre ai due che effettivamente alimenteranno Solisca, altri 3 sarebbero stati installati nell’ufficio postale, nella sede della protezione civile e nella mensa del paese confinante Bertonico. Attualmente, però, sono previsti due impianti sulle aree coperte del campo sportivo e della palestra di Turano Lodigiano, dotati di una capacità energetica di circa 50mila kilowatt l’anno.
A gestire tutto il processo sarà una piattaforma digitale, che registrerà in tempo reale i dati – certificati da tecnologia blockchain – di produzione e consumo, i flussi di potenza, gli scambi di energia – prodotta, prelevata, condivisa – e il risparmio in bolletta. I componenti della comunità saranno dotati di un profilo energetico a cui potranno accedere tramite un’app, per ricevere consigli sull’utilizzo dell’energia prodotta e scambiata e ottenere risparmio ed efficienza ancora maggiori. Inoltre, la piattaforma digitale permetterà di avere sotto controllo alcuni indicatori di sostenibilità ambientale, come quelli relativi alle emissioni di anidride carbonica evitate e al numero di alberi equivalenti piantati. Infine, gli utenti saranno invitati ad adottare comportamenti di consumo più consapevoli e sostenibili, tramite iniziative di gamification.
Il modello adottato nel Comune lodigiano, non solo collega innovazione, sostenibilità e condivisione al servizio della transizione energetica, ma trasforma i consumatori di energia, da semplici pagatori di bollette a soggetti consapevoli e attivi. Per questo motivo, l’intenzione di Sorgenia è di replicarlo nel prossimo futuro, con la creazione di altre comunità energetiche rinnovabili per salvaguardare sempre di più l’ambiente e generare risparmi energetici.
[di Eugenia Greco]
Ottimo.
Questo esempio vale moltissimo perchè mostra che l’energia pulita esiste e funziona.
Basta solo volerta seriamente produrre.
Il sospetto è che questo tipo di modelli faccia paura a chi inveve vede nell’energia un’alro campo per arricchire i soliti noti.
non è tutto “verde” ciò che luccica, purtroppo dobbiamo ammettere a noi stessi in primis che l’energia pulita allo stato attuale non esiste e non funziona. In un ciclo di valutazione di vita dell’intero processo di produzione di energia non ci si può esimere dal prendere in considerazione il costo di produzione e la composizione dei pannelli solari attuali, contenenti principalmente silicio cristallino la cui produzione è fortemente energivora, e metalli quali tellurio, cadmio o altre terre rare in piccole percentuali, la cui presenza è però necessaria per aumentare l’efficienza di cattura della radiazione solare del pannello stesso. I metalli usati non vengono estratti certo in europa, come i pannelli non vengono prodotti quasi mai in europa, portando avanti un problema etico legato al costo esiguo dei pannelli legato allo sfruttamento di manodopera a basso costo. Stessi problemi, forse anche a livello maggiore, si riincontra per le batterie di accumulo necessarie per i pannelli solari, composte principalmente da litio che viene letteralmente saccheggiato da paesi in sudamerica (cile sopra tutti) da parte di noi stati “green” e attenti all’ambiente, occidentali.
E per panneli solari e batterie di accumulo, se vogliam pensare che l’energia verde esiste e funziona, è meglio che non consideriamo il riciclo dei materiali in esso contenuti, praticamente impossibile, e che viene spesso “delocalizzato” in paesi del terzo mondo dove i paesi sviluppati mandano legalmente o illegalmente i propri rifiuti (come succede anche per gli e-waste, qui un report https://yearbook.enerdata.net/total-energy/world-consumption-statistics.html) portando ad evidenti problemi di ingiustizia sociale, inquinamento ambientale e scarsa attenzione alle persone che per necessità lavorano al recupero di metalli utilizzando metodi molto pericolosi per se stessi e nocivi per l’ambiente.
Insomma produciamo energia da risorse rinnovabili (sole, vento, etc) ma usando materiali fortemente energivori nella loro produzione, che non provengono da risorse rinnovabili (metalli, litio e silicio ancora non crescono sugli alberi) e che sono tantommeno riciclabili!
Quello che voglio dire è che se consideriamo il ciclo di vita completo della produzione di energia da un pannello solare o una pala eolica, non sono così convinto che questi siano attualemente più “sostenibili a livello ambientale” di una risorsa fossile. Tanto meno ti rendono autonomo dal punto di vista energetico, visto che, come ho cercato di dimostrar sopra, i materiali usati provengono da sudamerica e estremo oriente, finiscono la loro vita molto probabilmente in africa, passando per 10-20 anni, tempo medio di vita di un impianto, in un paesino di 1500 anime in lombardia.
L’ambiguità qui sta nel pensare che possiamo soppiantare l’energia ottenuta da risorse fossili con l’energia ottenuta da risorse rinnovabili, che come abbiamo visto tanto rinnovabili poi non sono. Se si guarda un qualunque report della richiesta di energia mondiale (qui ad esempio https://yearbook.enerdata.net/total-energy/world-consumption-statistics.html) ci si accorge come la storia delle transizioni energetiche non esiste, ciò che è vero e non vogliamo vedere è che possiamo parlare solo di ADDIZIONI energetiche. A livello globale l’uso di carbone, petrolio, gas, nucleare negli anni è costantemente aumentato come è aumentata la quantità di energia da risorse “rinnovabili”. Non serve uno scienziato per capire che queste non sono transizioni, ma addizioni, ed è qui l’inghippo. Non possiamo continuare così.
Fino a che non ci convinciamo che questo sistema di sviluppo è INsostenibile e che l’unica strada non è trovare fonti alternative ma, almeno come stati occidentali, produrre meno e consumare meno, tantomeno delocalizzando e spostando lontano dagli occhi di migliaia di km le produzioni energetiche nocive, non potremo uscire da questa empasse.