Salgono a venti gli istituti occupati nell’area metropolitana di Torino, uniti per protestare nei confronti dell’alternanza scuola-lavoro che soltanto nell’ultimo mese è stata teatro della morte di due studenti: il 18enne Lorenzo Parelli e Giuseppe Lenoci, di appena 16 anni. Fatti ingiustificabili che hanno alimentato la protesta degli studenti, in particolare nel capoluogo piemontese, dove alle scuole occupate nei giorni scorsi si sono aggiunti l’istituto Albe Steiner, l’istituto Buniva e il liceo Regina Margherita, chiedendo sicurezza sul lavoro e investimenti sul settore dell’educazione. Mentre in tutta Italia i ragazzi si preparano alla giornata di sabato 18 febbraio, quando in tutte le principali città italiane scenderanno in piazza a protestare contro l’alternanza scuola-lavoro, contro l’aziendalizzazione dei saperi e contro la riforma dell’esame di stato.
Il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur) definisce l’alternanza scuola-lavoro “una modalità di didattica innovativa, che attraverso l’esperienza pratica aiuta a consolidare le conoscenze acquisite a scuola e testare sul campo le attitudini di studentesse e studenti, arricchirne la formazione e orientarne il percorso di studio e in futuro di lavoro”. Nella pratica l’alternanza scuola-lavoro si traduce spesso – secondo gli studenti che protestano – in un’esperienza di sfruttamento istituzionalizzato e legittimato dallo Stato, nella quale i ragazzi sostituiscono centinaia di ore di apprendimento con “pratica lavorativa” in luoghi come aziende o associazioni. Una pratica giustificata a livello teorico con la necessità di rendere il percorso scolastico più funzionale al mondo del lavoro ma che, secondo gli studenti in lotta, “ha progressivamente allontanato la scuola dalla sua funzione emancipatrice, didattica e pedagogica, per allinearla alle necessità delle aziende e dei privati”.
Ed è a questa deriva che gli studenti hanno deciso di opporsi, manifestando da mesi per una scuola da riformare non in nome del profitto ma del sapere, della sicurezza, dell’inclusione. Così dal 18 al 20 febbraio si terranno a Roma gli Stati Generali della scuola, dove migliaia di studenti di tutta Italia si incontreranno per andare oltre la protesta e gettare le basi per un nuovo progetto di scuola pubblica “che sappia mettere al centro la costruzione del pensiero critico e sia partecipata dalla componente studentesca”, scrive l’Unione degli studenti. Per il 18 febbraio sono previste, inoltre, diverse manifestazioni in decine di città italiane: da Napoli, a Torino, in cui avverrà in piazza XVIII dicembre una mobilitazione contro stage, maturità e repressione, passando per Milano, dove nelle scorse ore sono stati occupati il liceo Parini e il Bottoni. Nel frattempo il Viminale ha appena inviato una circolare a tutti i prefetti chiedendo di “intensificare i servizi di prevenzione e controllo del territorio, allo scopo di garantire il regolare svolgimento delle manifestazioni”. L’auspicio è che non si verifichino più quelli che il ministro Lamorgese ha chiamato improvvidamente «cortocircuiti comunicativi», ovvero i pestaggi di piazza ai danni degli studenti da parte delle forze dell’ordine.
[di Salvatore Toscano]
Strano che un governo così attento alle proteste della popolazione e ai suoi bisogni non si sia già attivato per confrontarsi con i manifestanti, davvero strano! :-/