La consuetudine quotidiana dei pescatori ragusani è stata interrotta da un perentorio avviso della Guardia costiera lo scorso 8 febbraio: attenzione a dove andate a pescare, c’è il rischio concreto di imbattersi in un sottomarino miliare. Poche centinaia di chilometri più a oriente, nello specchio di mare tra Grecia e Siria, una trentina di navi da guerra battenti bandiera di Stati Uniti, Francia e Italia sono impegnate in esercitazioni militari che dureranno fino ad aprile. Pochi giorni prima, il 2 febbraio, i satelliti avevano ripreso una flotta navale dell’esercito russo in navigazione nello stretto di Sicilia, tallonata da vicino da una fregata della Nato che ne monitorava i movimenti. Mediterraneo deriva dal latino mediterraneus, letteralmente in mezzo alle terre, ovvero, secondo la geografia degli antichi, al centro del mondo. E in un certo senso è ancora così, quantomeno parlando del nostro mondo, quello strategicamente a cavallo tra Occidente e Oriente. Ce lo ricordano i venti di guerra di questi giorni, ce lo ha ricordato pochi mesi fa il disastro sui commerci globali provocato dal banale intraversamento di una nave nel canale di Suez, ce lo ricordano quotidianamente le barche della speranza che cercano attracco sui nostri moli.
Peccato non se lo ricordino sempre i governi, a cominciare da quello italiano che ha declinato ad ogni ruolo guida nonostante il nostro Paese sia ancora oggi l’economia più forte dell’area. Il risultato è che quello che fu il mare nostrum somiglia sempre più a un mare degli altri. Se a livello ecologico il bacino mediterraneo è a rischio per la presenza di specie aliene che, causa il surriscaldamento delle acque, vi trovano accoglienza mettendo a rischio la biodiversità che da sempre lo caratterizza, la stessa presenza ingombrante di specie aliene si verifica anche a livello geopolitico. Gli Usa controllano tre basi militari sulle sue sponde (Rota in Spagna, Creta in Grecia e Napoli in Italia); il Regno Unito gli storici avamposti di Gibilterra e Cipro; la Russia controlla la base di Tartus, in Siria; mentre la Cina sta avanzando con le armi dell’economia dopo essersi assicurata il controllo di alcuni dei principali porti commerciali: da Marsiglia al Pireo, passando per Taranto. Da capitali distanti migliaia di chilometri si sono recentemente decise anche le sorti di due grandi nazioni mediterranee, Siria e Libia, con gli effetti che ancora vediamo e viviamo.
Insomma, tutto il mondo si interessa al Mediterraneo e cerca di conquistare una fetta di questo specchio di mondo, dove da millenni si consumano gli incontri, gli scontri e i commerci più prolifici. A disinteressarsene sembra proprio la nazione che ne occupa strategicamente il centro geografico, l’Italia. Per riempire questo vuoto di consapevolezza e conoscenza abbiamo deciso di dedicare proprio al Mediterraneo questo numero 7 del Monthly Report, il mensile de L’Indipendente.
Indice:
- Siamo tutti mediterranei, una storia di identità e stereotipi
- Mediterraneo, un mare di sguardi
- La geopolitica del Mediterraneo: da mare nostrum a mare loro?
- La pentola a pressione del Mediterraneo Orientale
- L’Italia si è persa nel grande Risiko della pesca nel Mediterraneo
- Mediterraneo, hotspot di biodiversità e cambiamento climatico
- Il mare è in pericolo: l’impegno dei volontari di Sea Shepherd Italia
- L’imbroglio Mediterraneo, l’Italia e la fabbricazione perpetua dell’emergenza migranti
- Ma, in definitiva, cos’è di preciso la dieta mediterranea?
- Enrico Mattei, un caso al centro del Mediterraneo
- Pasta Nera: una storia italiana
Il mensile, in formato PDF, può essere scaricato dagli abbonati a questo link: lindipendente.online/monthly-report/