Studenti e studentesse delle scuole superiori sono tornati a riempire le piazze nella giornata di oggi in oltre 40 città italiane. Nel terzo venerdì di proteste gli allievi dei licei chiedono a gran voce la revisione del modello di alternanza scuola lavoro, che a breve distanza dalla morte di Lorenzo Parelli ha visto cadere vittima anche il sedicenne Giuseppe Lenoci, sulla cui morte la Procura sta cercando di fare chiarezza. “Il modello della nostra scuola non va più bene: sono anni che il Ministero prende decisioni non nell’interesse degli studenti” denunciano a gran voce i giovani a Torino.
“Alternanza, Repressione, Maturità”: sono questi i temi caldi che animano le proteste di oggi in decine di città italiane, dove gli studenti dei licei stanno protestando per il terzo venerdì di fila. Le tre parole sono scritte a grandi lettere sullo striscione in testa al corteo che questa mattina ha sfilato per le strade del centro di Torino, blindato da camionette delle Forze dell’Ordine e agenti in tenuta antisommossa. Non si sono registrati momenti di tensione, se non alcuni tafferugli di fronte al palazzo dell’Unione Industriale, in via Vela, un punto assai distante dall’area nella quale il corteo di studenti stava sfilando. Qui, un gruppo di giovani con il volto coperto, identificati dai media presenti come studenti, ha imbrattato le pareti dell’edificio con uova di vernice e aggredito i poliziotti con bastoni: il bilancio è di sette agenti e una manifestante feriti.
Il corteo in centro ha invece sfilato pacificamente, prendendo le distanze dalle frange “di destra” e “fasciste”. “Noi vogliamo dire agli studenti di destra che si sono infiltrati oggi tra di noi che noi scendiamo in piazza per Lorenzo, per Giuseppe e perché non ci siano più morti sul lavoro” gridano a gran voce i giovani. Il tema dell’alternanza scuola lavoro e della morte durante gli stage degli studenti Lorenzo Parelli e Giuseppe Lenoci è infatti centrale nelle proteste di oggi e delle settimane passate.
“Vogliono riproporre il ritorno alla normalità con il ritorno alle vecchie modalità di svolgimento dell’esame di maturità, ma tornare alla normalità significa far morire degli studenti in stage?” affermano i giovani, alludendo alla comunicazione di fine gennaio del Miur (quindi a meno di sei mesi dall’esame di Stato) di voler reintrodurre le prove scritte per l’esame di maturità, dopo due anni di sospensione. Le critiche degli studenti non risparmiano nemmeno la ministra Lamorgese, la quale nei giorni scorsi ha liquidato le cariche violente da parte della polizia nei confronti degli studenti nel primo venerdì di proteste come “un cortocircuito”.
Camionette delle Forze dell’Ordine e cordoni di agenti in tenuta antisommossa hanno blindato il centro della città, impedendo ai manifestanti l’accesso ad alcune delle vie principali. Il corteo degli studenti, che voleva terminare la propria marcia di fronte alla sede del Rettorato di via Po, ha così dovuto deviare verso la sede dell’Università di Palazzo Nuovo, destinazione finale della manifestazione.
“Pensavano che ci saremmo arresi, che avremmo accettato ciò che ci veniva imposto senza battere ciglio: siamo qui per dimostrare che non è così” affermano alcuni degli studenti presenti al corteo. La perseveranza delle proteste e la lucidità delle rivendicazioni degli studenti sono chiare: resta da augurarsi che il Governo non continui a fare orecchie da mercante.
[di Valeria Casolaro]
La questione della Scuola é importante, ma gli studenti dovrebbero scegliere di manifestare anche contro l’infame Green Pass che crea grossi problemi senza avere una vera giustificazione scientifica ma in odore di controllo dispotico sui cittadini e contro le rette universitarie che non sono state ridotte nonostante la diminuzione dei servizi e delle possibilitá aggregative culturali e formative createsi col lockdown.
Ecco lo spirito della manifestazione che potrebbe trasformarsi in piena libera espressione se non ci fossero certi cordoni del “dis..ordine”. Del resto sembra l’acquisizione del 68 con le dure manifestazioni. Poi se qualcuno deciderà di attaccare i manifestanti liberi, penso proprio ad un certo ed inarrestabile acuire dell’estremismo violento. La paura del governo dei peggiori sta proprio nelle manifestazioni 68ttine, che hanno fatto storia. Il rettore se fosse stato un uomo perbene sarebbe sceso in piazza ad ascoltare gli studenti piuttosto che rifugiarsi dietro la gonna della polizia….