Mentre il mondo trema sotto le vicende ucraine, dall’altra parte del globo un’altra “invasione” è passata pressoché inosservata, seppur la notizia in sé desti un certo scalpore: le Mauritius hanno invaso le Isole Chagos, un territorio appartenente al Regno Unito, dichiarando di fatto guerra alla regina. I dettagli raccontano di una operazione grottesca: la forza di sbarco mauriziana era composta da 10 individui di mezza età, armati solo di una bandiera delle Mauritius, che hanno poi provveduto ad innalzare sull’atollo di Peros Banhos in segno di sfida verso la corona inglese. Al comando di questa “armata” l’ambasciatore mauriziano alle Nazioni Unite, tal Jagdish Koonjul.
Chiaramente l’invasione mauriziana altro non era che una provocazione, che pero lascia riflettere su quelli che sono stati gli effetti del colonialismo, e sulle ripercussioni che questo fenomeno ancora ha ai giorni nostri. Le parole di Koonjul fanno capire lo spirito con cui i mauriziani abbiano compiuto questo gesto. Il funzionario delle Mauritius ha infatti dichiarato ai media: «Stiamo compiendo l’atto simbolico di alzare la bandiera, come hanno fatto tante volte gli inglesi per stabilire colonie. Noi, però, reclamiamo ciò che è sempre stato nostro». Mentre il Primo Ministro delle Mauritius, Pravind Jugnaut, ha commentato: «Questa è la prima volta che Mauritius guida una spedizione in questa parte del suo territorio», aggiungendo: «Sono lieto che i nostri fratelli e sorelle chagossiani possano viaggiare nel loro luogo di nascita senza alcuna scorta straniera (cioè britannica). Il messaggio che desidero trasmettere al mondo, in quanto Stato sovrano sull’arcipelago di Chagos, è che garantiremo una saggia gestione del suo territorio – sulla sicurezza marittima, la conservazione dell’ambiente marino e i diritti umani».
Nonostante l’invasione altro non fosse che una provocazione, per le Mauritius questa vicenda è una cosa seria. La comunità internazionale infatti, tramite un voto alle Nazioni Unite, non ha riconosciuto la sovranità del Regno Unito sopra l’arcipelago. Ma non solo, anche la Corte Internazionale di Giustizia ha deciso in favore della Mauritius, invitando Londra a riconsegnare l’arcipelago il prima possibile. Anche se da Downing Street continuano a fare spallucce, adducendo che: «il Regno Unito non ha dubbi sulla propria sovranità sopra le Chagos, che sono state continuamente sotto il suo possesso dal 1814». In realtà i britannici avrebbero anche promesso di riconsegnarle alle Mauritius, ma solo quando le isole non saranno più Nazioni necessarie per scopi difensivi. Il che potrebbe non accadere essere mai, dato che nell’arcipelago è presente anche una base strategica dell’aviazione militare statunitense.
Londra ha dimostrato in passato di non tirarsi indietro, anche militarmente, nel caso di dispute per quelli che ritiene i suoi territori oltre mare. Anche se si tratta di piccole isole distanti dal Regno Unito più di 10.000 chilometri. Nel 1982, ci fu infatti una guerra per le isole Falkland tra Inghilterra e Argentina. Le isole (Malvinas per gli argentini), che si trovano a largo delle coste del paese sudamericano, vennero invase dalla giunta militare che in quegli anni governava Buenos Aires. Guerra che si concluse in pochi mesi con una netta vittoria inglese e che causò circa un migliaio di vittime. A dire il vero, esistono anche esempi in cui il Regno Unito scelse di riconsegnare territori che controllava oltremare: è il caso di Honk Kong. Questa ex colonia inglese venne infatti riconsegnata a Pechino nel 1997, come inizialmente previsto da una convenzione siglata dai due paesi nel 1898. Probabilmente però, quella decisione fu presa anche considerando il fatto che, una possibile forza di sbarco cinese, di certo, non sarebbe stata composta esclusivamente da 10 persone di mezza età armati di una bandiera.
Per venire a capo della disputa riguardante le isole Chagos, sarebbe stato utile capire il pensiero di chi ci vive. Tuttavia, ad abitare Peros Banhos sono rimasti solo degli asini. Gli esseri umani che ci vivevano infatti, furono deportati, su volere di Londra, nel 1972.
[di Enrico Phelipon]