giovedì 21 Novembre 2024

Ucraina: il memoriale della shoah distrutto dai russi? È in piedi senza un graffio

È di mercoledì 2 marzo la notizia che i russi, nel tentativo di colpire la Torre televisiva di Kiev, avrebbero bombardato il sito di Babyn Yar. Molte testate, sia italiane che internazionali, hanno riportato che nell’attacco sarebbe stato colpito il monumento che celebra l’olocausto. Ma è del tutto falso. Nessuno dei monumenti presenti è stato colpito, danneggiato o distrutto. Lo riporta in modo inequivocabile lo stesso sito web del memoriale ucraino.

Prima però di capire nello specifico cosa è successo a Kiev, è opportuno guardare alcuni esempi della notizia in contesto italiano. Come si vedrà, il problema non è stato solo la mancata verifica delle informazioni. Sono state anche male interpretate o distorte le parole del premier ucraino Volodymyr Zelensky.

Il Messaggero ad esempio ha titolato: “Ucraina: bombe sul monumento alla Shoah di Kiev”. Titolo che non sembrerebbe lasciare spazio a dubbi. Ma all’interno dell’articolo non c’è poi nulla che confermi il bombardamento sul monumento. Come fonte, si accenna solo a parole Volodymyr Zelensky, e si dà per scontato che significhino che il monumento è stato colpito. Le parole del premier citate sono tratte da un post apparso il 1 marzo su Twitter (che riportiamo tradotto in italiano):

Come si vede, si accenna sì a un bombardamento presso il sito di Babyn Yar, ma non a un monumento colpito.

Peggio fa La Repubblica con l’articolo “Guerra in Ucraina, gli attacchi russi stanno distruggendo musei e memoriali”. Qui il titolo suggerisce addirittura che il monumento sia stato distrutto. “Colpito il memoriale della Shoah”, nel sottotitolo, lo conferma in pieno. A differenza de il Messaggero però, nel pezzo vengono riportate anche altre parole di Zelensky: «dopo il Mausoleo di Babi Yar a Kiev, cos’altro vogliono colpire i russi nella capitale? Il Cremlino vuole cancellare la storia dell’Ucraina».

Queste frasi secondo il quotidiano sono tratte da un video. Quello del discorso pronunciato il 2 marzo. Effettivamente, Zelensky si è rivolto alla Comunità ebraica ed ha descritto le mosse di Mosca come «un tentativo di annientare la storia ucraina». Il problema però è che in nessun punto dice esplicitamente che “il Mausoleo di Babyn Yar” sarebbe stato colpito. Quello che Zelensky fa è solo insinuare retoricamente che le bombe cadute presso il sito abbiano un significato: non sarebbero un incidente. Retorica con la quale il presidente ucraino cerca evidentemente di usare il memoriale per forzare la collaborazione dello stato di Israele, che nel conflitto sta tenendo una posizione di sostanziale neutralità senza unirsi alle sanzioni verso Mosca. Ma nemmeno Zelensky, che pure ne avrebbe tutto l’interesse politico, è arrivato ad affermare che il monumento sia stato non solo distrutto ma nemmeno colpito.

Il problema è che nel discorso del presidente ucraino non c’è proprio traccia della frase a lui attribuita da la Repubblica. Quella enunciata dal premier ucraino, tradotta in italiano, è: «E se Babyn Yar fosse attaccata? Quali altre strutture militari minacciano la Russia? Quali altre basi della NATO? La cattedrale di Santa Sofia? Lavra? La chiesa di Sant’Andrea? Qualunque cosa sognino lì – che siano dannati! Perché Dio è con noi» La domanda è se il quotidiano abbia preso la frase da una fonte errata, se abbia tradotto male, o ancora se l’abbia modificata di proposito.

Ma come sono andate veramente le cose? Ron Ben Yishai è un giornalista israeliano. Lavora per il giornale Yedioth Ahronoth, fra le più antiche e importanti testate del paese. In un articolo ha raccontato la sua personale ispezione su tutta l’area di Babyn Yar, riscontrando che nessun monumento è stato colpito o danneggiato. «Il sito commemorativo di Babyn Yar non è stato né colpito né danneggiato – ha scritto – Dopo aver visitato tutto il grande sito posso riferire con certezza che nessun monumento è stato danneggiato, e nessuna bomba, missile o proiettile ha colpito i locali. Il colpo più vicino a Babyn Yar è esploso nel complesso della torre dei media, e della televisione di Kiev. A circa 300 metri dal nuovo monumento e a circa un chilometro dal vecchio monumento alle vittime del massacro durante la seconda guerra mondiale». Come prova, vengono anche riportate diverse fotografie scattate in loco.

Il giornalista Ron Ben Yishai davanti al memoriale di Babyn Yar perfettamente intatto. [fonte: Yedioth Ahronoth]
Per confermare la notizia abbiamo fatto una ulteriore ricerca, teoricamente alla portata di qualsiasi media, a patto di voler realmente verificare le notizie per non correre il rischio di prendere in giro i lettori. Il sito ufficiale di Babyn Yar invece ha pubblicato un comunicato dettagliato, dove descrive cosa, come e dove è stato colpito. Si apprende che il giorno 1 marzo vi sono stati tre attacchi missilistici. Sono stati danneggiati:

1. La Torre televisiva di Kiev;
2. Un edificio del complesso sportivo “Avangard”, complesso che in futuro è stato pensato di adibire a Memoriale dell’Olocausto in Ucraina e nell’Europa Orientale;
3. Il terreno di un ex cimitero militare.

L’ultimo paragrafo dissipa ogni dubbio sullo stato dei monumenti dopo l’attacco: «Gli oggetti eretti nel tratto dal Babyn Yar Holocaust Memorial Center, come la sinagoga simbolica “A Place for Reflection”, il “Crystal Wall of Crying” dell’artista concettuale Marina Abramovich, l’installazione audiovisiva “Mirror Field”, una serie di installazioni “Look into the past” e il monumento alla tragedia di Kureniv non sono stati danneggiati».

[di Andrea Giustini]

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7 Commenti

  1. Vi seguo con interesse. Spero che siate sempre l’alternativa per avere un’informazione libera e vera

  2. Sono iscritto al vostro giornale perché credo fortemente nell’importanza del quarto potere della democrazia, per questo trovo importante informarsi da fonti diverse e non “mainstream”. Il fatto che la critica più grande che si possa fare ai mainstream in questo momento sia aver interpretato male un tweet mi rassicura molto. E conferma il mio punto di vista: che in questa guerra c’è un oppressore e un popolo oppresso e che le nostre istituzioni stanno lavorando (nei limiti del possibile) nell’interesse della libertà e della democrazia.

  3. Ed è per questo che la von der Leyen, nel chiudere qualsiasi accesso all’informazione russa in Europa, sostenendo la divulgazione di bugie, in realtà non vuole contradditori che dimostrerebbero chi in realtà racconta falsità.

  4. I media italiani sono il carburante di un motore attuale completamente fuori giri e senza onestà intellettuale.
    Sono anni che manovrano menti di un popolo che si nutre di informazioni distorte per generare divisione ed allontanamento di chi la pensa diversamente.
    Il male ci prova sempre, chi non è consapevole di ciò ci casca miserabilmente.

  5. Mi piace che scriviate “lascia un commento” ma più limpido di così non potete essere. Vorrei che fosse “la repubblica” ,o il “corriere della sera” a farlo, saprei proprio cosa scrivere, Ve lo posso assicurare. VOI continuate così, nella vostra limpidezza e onestà.

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