La polizia di Torino ha effettuato nelle primissime ore di questa mattina 13 misure cautelari nei confronti di alcuni militanti del centro sociale Askatasuna e del movimento No Tav. È finito agli arresti Giorgio Rossetto, volto storico del movimento contro l’Alta Velocità. Perquisiti gli spazi del centro sociale Askatasuna e dello spazio Neruda, oltre ai presidi No Tav dei Mulini e di San Didero in Val di Susa. L’operazione è collegata agli attacchi ai cantieri avvenuti negli scorsi mesi.
Sono due le persone arrestate nell’ambito dell’operazione della Digos portata a termine questa mattina a Torino, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura. Una di queste è Giorgio Rossetto, volto storico del movimento No Tav. Due persone si troverebbero agli arresti domiciliari e per altre nove sarebbe scattato l’obbligo di firma due volte al giorno, secondo quanto comunicato dallo stesso centro sociale Askatasuna tramite le proprie pagine social. Per tutti vi è il divieto di dimora nei comuni della Valle di Susa. Le accuse, a vario titolo, riguarderebbero reati di resistenza aggravata a pubblico ufficiale e violenza privata aggravata commessi sia a Torino che in Valle, nell’ambito delle mobilitazioni contro l’Alta Velocità.
La polizia avrebbe dimostrato, tramite materiale video-fotografico e sequestri avvenuti sul luogo, l’uso di materiali artigianali (mezzi pirotecnici, pietre e simili) per portare a termine gli attacchi ai cantieri di Chiomonte e San Didero avvenuti quest’inverno. Al momento non si hanno ulteriori informazioni riguardo i presunti atti incriminati.
AGGIORNAMENTO, ore 15:30 del 10 marzo: in un comunicato diffuso dalla rete No Tav viene specificato che le operazioni di stamattina riguarderebbero “una serie di iniziative e manifestazioni che hanno avuto luogo dall’estate del 2020 in Val Clarea, a San Didero mescolate in un unico calderone con fatti avvenuti a Torino”. Non è chiaro quale fosse l’oggetto delle ricerche dei poliziotti durante le perquisizioni dei presidi e delle case degli attivisti, ma per il Movimento si tratta di un ulteriore tentativo di “costruire il clima per tentare di silenziare le resistenze dei Mulini e di San Didero che in questi anni hanno rappresentato, nonostante le difficoltà della pandemia, due esperienze importanti di lotta popolare e opposizione al business della grande opera inutile”.
“Il nostro è un movimento con decenni di storia alle spalle, abbiamo visto passare governi, questori e prefetti. Abbiamo sempre deciso collettivamente come portare avanti la nostra resistenza, come affrontare la violenza istituzionale che nonostante la contrarietà popolare all’opera ha militarizzato senza remore un’intera valle. Non ci faremo certo intimorire da questa operazione, consapevoli che in questi tempi di guerra, crisi climatica e sociale la nostra lotta, nel nostro piccolo, è uno spiraglio per costruire una speranza per il futuro” scrive il Movimento sulla propria pagina.
[di Valeria Casolaro]