giovedì 21 Novembre 2024

La prima pagina del quotidiano La Stampa fa riflettere sul giornalismo italiano

Durante le ultime settimane segnate dal conflitto fra Ucraina e Russia, non abbiamo assistito esclusivamente alla violenza causata dalle armi, ma anche a una mediatica, che tradisce i valori del giornalismo e del fare informazione. La Stampa ha pubblicato, in prima pagina, un’immagine relativa a un attacco missilistico subito dalla popolazione civile russofona di Donetsk, “incorniciandola” con titoli legati invece agli assalti russi e alla tragedia vissuta dai civili ucraini. Il risultato ovvio è che chiunque abbia visto la prima pagina in questione ha inteso che la fotografia in primo piano fosse lo scatto di una strage di civili ucraini compiuta dall’esercito russo, mentre in realtà si tratta dell’esatto contrario.

La prima pagina de La Stampa

In una lettera indirizzata al quotidiano La Stampa, il professore Angelo d’Orsi, storica firma passata del giornale, ha scritto che “tutta l’impaginazione, dai titoli dei commenti tutti a senso unico, fino al pezzo che vorrebbe essere sarcastico su Luciano Canfora, e che fa ridere solo chi l’ha scritto, è a dir poco inquietante”. Nel frattempo, l’attuale direttore de La Stampa, Massimo Giannini ha affermato durante un intervento a La7 che: «Come giornale, la scelta è stata sin dall’inizio dare le immagini, anche quelle più crude, perché l’orrore della guerra non va nascosto ma esibito», ribadendo come, sulla prima pagina appena pubblicata, non veda il motivo della sussistenza di una polemica «non avendo attribuito la carneficina né ai russi né agli ucraini». Quindi non si tratta di un errore, ma di una scelta consapevole del giornale. Il titolo generico “il massacro” non indica responsabilità precise e questo secondo Giannini basta a renderlo un generico messaggio sull'”orrore della guerra”. Peccato che tutti i titoli attorno alla fotografia parlino dell’orrore della guerra a senso unico, finendo per incorniciare l’immagine utilizzata in una interprezione che indirizza il lettore a credere che si tratti di un massacro subito dai civili ucraini. Non è tecnicamente una fake news, ma forse è peggio, perché in buona sostanza è una frode ragionata nei confronti dei lettori.

Ciò che fa riflettere è che quanto accaduto sulla prima pagina de La Stampa non sia un caso isolato, ma soltanto un anello nella lunga catena di disinformazione che sta caratterizzando l’Italia. Si ricordano, ad esempio, le sequenze di un videogioco spacciate per un attacco missilistico ai danni di Kiev andate in onde sul Tg2 e riprese dal Tg1, o la notizia della distruzione, nella capitale, del memoriale della shoah, riportata da diverse testate in Italia e rivelatasi poi falsa: tutti segni dello stato attuale in cui riversa il giornalismo in Italia.

[Di Salvatore Toscano]

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5 Commenti

  1. Mi ricordo un TG Rai di molti anni fa che utilizzava immagini di repertorio di applausi del parlamento sovietico, che metteva in onda quando voleva che sembrassero approvate certe decisioni. La scuola della manipolazione è prima di tutto un insulto ai propri lettori/telespettatori, trasformati ora in follower che si devono bere qualsiasi cosa

  2. In merito a questo, nella giornata di ieri ne “lo Zoo di 105”, un “un giornalista” de La Stampa ,tale Semprini a sua volta in collegamento con un “soldato” ucraino (che a momenti parlava l’italiano meglio di chiunque altro) hanno ribadito più e più volte come i russi stiano facendo strage di civili e come i soldati ucraini sono ,come addestramento ed equipaggiamenti, il meglio del meglio, e quindi sono molto più forniti dei russi. Gli ucraini non sono rei della strage dell’asilo nido,ha detto tale Semproni. Una scanzonata finita con “i russi non vinceranno mai” (categorico). Ci rendiamo conto che razza di Giornalismo da stadio,che crea solo becero tifo?Complimenti a voi e VIVA L’IMPARZIALITÀ GIORNALISTICA! Grazie

  3. giannini non si smente mai purtroppo, è così penso dalla nascita, un falso. Ma si trova di sicuro bene con il suo datore di lavoro. Il grande askenazita ELKANN.

  4. Che dire! L’unico modo è non comprare più questi giornali, al limite uno lo può usare in bagno , ma non per leggerlo…. Che tristezza infinita. Che pennivendoli ! VERGOGNA !

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