venerdì 22 Novembre 2024

L’Italia può liberarsi di fonti fossili e dipendenza energetica, basta volerlo

Mai come in queste settimane ci si sta rendendo conto di quanto la dipendenza dalle fonti fossili e dall’estero rappresenti un limite tutt’altro che trascurabile. L’Italia, però, può liberarsi dal gas e per farlo dovrebbe puntare la maggior parte degli sforzi nelle energie rinnovabili. Basti pensare che se il Bel Paese avesse portato avanti uno sviluppo delle fonti pulite con lo stesso incremento annuale medio registrato nel triennio 2010‐2013 (pari a 5.900 MW), oggi avrebbe potuto ridurre i consumi di gas metano di 20 miliardi di metri cubi l’anno, riducendo le importazioni di gas dalla Russia del 70%. A dirlo, sono i dati elaborati dall’ingegner Alex Sorokin, membro del comitato scientifico della Lega Ambiente. Secondo la sua visione, inoltre, gli ostacoli allo sviluppo delle rinnovabili sarebbero tutti ampiamente superabili e l’Italia, svincolandosi dalle fonti fossili, potrebbe raggiungere presto la sovranità energetica.

Innanzitutto – precisa l’ingegnere – l’intero fabbisogno energetico italiano richiede circa 350 Gw (gigawatt) di potenza installata. Sole, vento e acqua abbondano nella nostra Penisola e, in particolare, l’idroelettrico, coprendo il 10% del fabbisogno, darebbe stabilità alla rete in quanto fonte programmabile, in assenza di eolico e solare. Da quest’ultimo deriverebbe, invece, il 45% dell’energia senza che il paesaggio venga necessariamente deturpato. Allo scopo servirebbero pannelli fotovoltaici per venti metri quadri di superficie per abitante. Considerando che quella cementificata copre oggi circa 350 metri quadri per abitante, basterebbe installarli nelle più che abbondanti superfici impermeabilizzate senza nuovo consumo di suolo. Dall’eolico, poi, un altro 40% del fabbisogno grazie a 10 mila turbine, di cui 3 mila offshore. Biomasse, geotermia e rifiuti soddisferebbero, infine, il restante 5%. Semplificare gli iter burocratici e smetterla di trovare problemi inconsistenti, in definitiva, porterebbero quindi l’Italia a un passo dalla transizione e sovranità energetiche. Tanto più alla luce della situazione geopolitica attuale la quale ha messo in evidenza le fragilità del sistema energetico italiano. «L’esplosione della guerra in Ucraina e l’aumento delle bollette impone di accelerare la transizione energetica del nostro Paese come unica soluzione per uscire dalla dipendenza dal gas, a partire da quello della Russia». Così le principali associazioni ambientaliste italiane – Greenpeace, Legambiente e Wwf – hanno commentato la situazione energetica attuale. Con l’occasione, hanno quindi avanzato al governo Draghi 10 proposte «per affrontare in modo strutturale la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento del gas».

In primo luogo, suggeriscono che, entro giugno 2022, si aggiorni il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) valutando di puntare ad una produzione di energia elettrica totalmente da rinnovabili entro il 2035. Entro aprile 2022 – aggiungono – bisognerebbe poi fissare un tetto ai profitti delle aziende legate al fossile e autorizzare, entro marzo 2023, nuovi impianti a fonti rinnovabili per 90 GW di nuova potenza installata, pari alla metà dei 180 GW in attesa di autorizzazione. Questo sviluppo – precisano nella terza proposta – andrà poi accompagnato con quello degli accumuli e della rete che deve essere potenziata per poter ricevere e scambiare i flussi energetici. Entro giugno 2022, propongono che si attivi il dibattito pubblico sugli impianti a fonti rinnovabili al di sopra dei 10 MW di potenza installata e che si incentivi la produzione di biometano da scarti agricoli, fanghi di depurazione e reflui zootecnici, programmando, parallelamente, una riduzione dei capi allevati. Per liberarci dalle fonti fossili – scrivono – sarà necessario inoltre escludere, entro aprile 2022, l’autorizzazione paesaggistica per il fotovoltaico integrato sui tetti degli edifici non vincolati dei centri storici e rivedere i bonus edilizi, cancellando gli incentivi per la sostituzione delle caldaie a gas. E ancora, anticipare al 2023 l’eliminazione dell’uso di quest’ultime nei nuovi edifici e istituire, entro giugno 2022, un fondo di garanzia per la costituzione delle comunità energetiche. Infine – concludono – attivare, entro maggio 2022, una strategia per efficienza e innovazione nei cicli produttivi e sulla mobilità sostenibile.

[di Simone Valeri]

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2 Commenti

  1. Riguarda la caldaia elettrica (o pompa di calore) in sostituzione a quella a gas è conveniente per ambienti piccoli, tipo 50mq e riscaldamento a pavimento sarebbe l’ideale.

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