Martedì scorso, la proposta avanzata dal Partito Socialista (PS) è stata ufficialmente approvata dall’Assemblea municipale di Lisbona: le studentesse delle scuole pubbliche avranno diritto a dei prodotti per il periodo mestruale del tutto gratuiti. Si parla di assorbenti e delle cosiddette “coppette mestruali”, che sono riutilizzabili. Un modo non solo per finalmente riconoscere il diritto delle donne ad avere gratuitamente una fornitura di prodotti necessari e spesso fin troppo costosi, ma anche per promuovere pratiche sostenibili. Assorbenti e coppette mestruali riutilizzabili verranno quindi distribuiti in più di cento scuole pubbliche nella città di Lisbona. Una scelta essenziale anche per combattere la disinformazione dell’ancora troppo “occulto” argomento delle mestruazioni, spesso causa di imbarazzo quando non dovrebbe e troppo difficilmente riconosciuto come causa di veri e propri disagi, mai presi davvero sul serio.
Per chi ha votato a favore, è inoltre importante che non si dimentichi di essere inclusivi, dando quindi possibilità anche agli studenti transgender di fruire del nuovo servizio gratuito. Non solo, ma se questo è un primo importante passo, si vorrebbe arrivare a riconoscere come “l’assorbente” non sia uno sfizio o un capriccio, ma un’esigenza che si ripete in continuazione. Allora, estendere la novità anche alle donne senzatetto e bisognose, sarebbe un altro importante obiettivo. E magari, prima o poi, riuscire a facilitare l’accesso a determinati prodotti o perlomeno trovare un modo per limitarne il prezzo creerebbe una società più giusta e inclusiva per le donne. E se il Portogallo sta facendo passi avanti in un modo che molti anche in Italia ammirano, viste le sollecitazioni che da tempo vanno avanti sull’argomento, rimangono alcuni schieramenti interni alla politica del Paese che hanno invece votato contro, urlando all’ingiustizia.
Secondo il partito di estrema destra Chega, il partito di centrodestra Liberal Initiative (IL) e un esponente del partito cristiano di centrodestra CDS-PP, la proposta parrebbe discriminatoria. Il motivo, a loro dire, sarebbe l’esclusione degli studenti delle scuole private, visto che la distribuzione gratuita è prevista solo negli istituti pubblici, per il momento. Addirittura, Patricia Branco che è membro del partito Chega parla della misura come discriminatoria non solo per chi è nelle scuole private ma anche per alcuni uomini bisognosi di acquistare prodotti per rasarsi la barba. È abbastanza intuitiva la differenza tra prendersi cura della barba e avere il ciclo mestruale ed è chiaro che le giustificazioni di chi ha detto “No” hanno preso poco in considerazione quanto la proposta sia importante per un primo passo verso una società che riconosca non più come “nemico” e un tabù il ciclo mestruale.
[di Francesca Naima]