Oltre che con le armi, il conflitto tra Ucraina e Russia continua a essere combattuto da ambo le parti a colpi di censura. Dopo la decisione dell’Unione europea di interrompere l’informazione fornita da RT e Sputnik, media accusati di fare propaganda per conto del Cremlino, e la nuova legge varata in Russia contro le fake news legate alla guerra, sembra sia arrivato anche il turno di Volodymir Zelensky. Ieri sera il presidente ucraino ha, infatti, firmato un nuovo decreto con cui ha accorpato tutti i canali tv ucraini per creare “un’unica piattaforma informativa” per “una comunicazione strategica”. Nella stessa misura è prevista la limitazione delle attività condotte da 11 partiti politici ucraini d’opposizione, alcuni dei quali accusati di avere legami diretti con Mosca. Il decreto avrà validità fino a quando resterà in vigore la legge marziale, rinnovata fino al 25 aprile.
Sulla prima disposizione è intervenuto Mykhailo Podolyak, consigliere di Zelensky, che a Bruxelles ha assicurato: «Le reti verranno unificate, ma non chiuse». Ciò non toglie che in Ucraina andrà in onda giorno e notte un contenuto singolo, che consisterà «principalmente in programmi informativi e analitici». Per quanto riguarda, invece, la seconda misura, il Consiglio nazionale della difesa si è appellato alla “tutela della sicurezza” del Paese e ha deciso così di sospendere l’attività di 11 partiti d’opposizione. Tra questi, emerge “Piattaforma d’opposizione – per la vita”, organizzazione partitica che occupa 44 seggi (su 450) alla Rada, il Parlamento ucraino. Silenziare parte dell’opposizione di Kiev è «un altro errore che dividerà il Paese», ha commentato Vyacheslav Volodin, presidente della Duma di Stato russa.
[di Salvatore Toscano]
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