Nei giorni scorsi i corrispondenti esteri della Rai hanno condannato fermamente la decisione della televisione di Stato di sospendere i collegamenti con i suoi inviati da Mosca, non informando così su ciò che accade dall’altra parte del conflitto e mettendo di fatto un bavaglio alla libera informazione. Lo si legge in una nota dell’UsigRai – il sindacato dei giornalisti di viale Mazzini – a firma di Daniele Macheda, Segretario UsigRai, e Rino Pellino, fiduciario Corrispondenti Esteri. Da più di tre settimane, infatti, la Rai – così come Mediaset e Ansa – ha sospeso tutti i servizi giornalistici dalla Federazione Russa: la motivazione addotta dai vertici dell’azienda è quella di tutelare i propri corrispondenti dalla legge recentemente approvata dalla Duma che prevede multe e pene detentive per i giornalisti che diffondono notizie false. Tuttavia, secondo i dipendenti Rai ormai non c’è più motivo di proseguire in questa direzione, in quanto tutti i principali network di comunicazione internazionali sono tornati ad operare regolarmente dalla capitale russa. Nell’incipit della nota si legge, infatti, che “Da quasi tre settimane la Rai non trasmette corrispondenze dalla Federazione Russa. Dopo che le principali televisioni europee hanno ripreso a trasmettere regolarmente da Mosca e anche i maggiori quotidiani italiani informano dalla capitale della Federazione Russa con i loro inviati sul posto, la Rai continua a non informare su cosa accade dall’altra parte del conflitto”.
Secondo i giornalisti si tratterebbe di un vero e proprio bavaglio per impedire che trapelino notizie non gradite all’establishment politico in merito agli eventi che riguardano il conflitto ucraino. La nota, infatti, prosegue asserendo che “Ormai lo stop ai servizi giornalistici dalla sede di Mosca più che di un provvedimento cautelare a tutela dei giornalisti del servizio pubblico, assume la forma di un bavaglio imposto dall’amministratore delegato Carlo Fuortes e dai vertici aziendali su improprie pressioni arrivate dai partiti a danno di uno storico e prestigioso presidio giornalistico della nostra azienda”. In altre parole, stando a quanto riportato nel comunicato, saremmo di fronte ad un atto di censura nei confronti di tutte quelle notizie che potrebbero mettere in discussione la narrazione dominante sul conflitto in corso in Ucraina, divulgata a reti unificate da tutti i media occidentali.
Le prime polemiche in tal senso hanno coinvolto in particolar modo il capo dell’Ufficio di corrispondenza Rai da Mosca, Marc Innaro, il più longevo corrispondente italiano dalla Federazione russa, con una profonda conoscenza del territorio e del contesto geopolitico. A seguito di alcune sue dichiarazioni non in linea con i resoconti sul conflitto in corso divulgati dai media mainstream, infatti, è stato accusato da alcuni esponenti di Pd e FI di essere “filorusso”, con il senatore di FI, Francesco Giro, che ha elogiato il direttore del TG2 Sangiuliano per averlo interrotto in diretta, “chiosando che quelle di Innaro erano cavolate”. Proprio dopo le accuse rivolte all’inviato sono stati sospesi tutti i collegamenti da Mosca e anche in questo caso, i corrispondenti esteri della Rai hanno manifestato in un comunicato piena solidarietà al collega, asserendo che contro Innaro “sono state mosse accuse pretestuose e infondate”.
Lo stesso capo-corrispondente da Mosca, interpellato telefonicamente dall’agenzia AdnKronos, si è espresso sulla decisione della Rai di non riprendere i collegamenti dalla capitale russa: «Io sono a Mosca – ha asserito – e constato che ci sono altre testate internazionali che hanno ricominciato ad operare già da tempo, e sono tantissime, dalla Bbc a France Press, Associated Press, Washington Post, giapponesi, indiani, arabi, cinesi. La Rai no. Per me questo stop è una lacuna grave, anche perché come presidi stabili di corrispondenza della stampa italiana a Mosca siamo rimasti solo in due, la Rai e l’Ansa». Proprio per questo, secondo alcune indiscrezioni, dopo le polemiche interne alla Rai suscitate dall’interruzione dei servizi da Mosca, l’azienda starebbe lavorando per riprendere i collegamenti: lo ha riferito il direttore di Rai Day Time, Antonio Di Bella, durante la trasmissione Mezz’ora in più di ieri domenica 20 marzo. Al momento si tratta comunque di mere ipotesi in quanto non vi è ancora alcuna certezza né comunicazione ufficiale al riguardo.
I giornalisti della Rai insistono, dunque, affinché la Tv pubblica riprenda ad informare, consentendo agli inviati di svolgere il proprio lavoro. Nella stessa nota si legge infatti che i corrispondenti esteri “auspicano che la Rai non ceda a pressioni improprie provenienti dall’esterno. Chiedono che i vertici aziendali tutelino il buon nome dei propri dipendenti e che al più presto la Rai riprenda a informare dalla Russia con i suoi corrispondenti della sede di Mosca – osservatorio strategico come non mai in questo momento storico – e con i suoi inviati sul campo”.
[di Giorgia Audiello]
Esatto. La guerra è solo un altro esempio di come le informazioni non sono mai reali ma sempre filtrate secondo convenienza politica del momento. Manco la repubblica delle banane sta messa male come noi!
No, anche “La Repubblica” (delle banane) è messa male …
Credo che dopo due anni di torpore da Long-narrazione-Covid i giornalisti MainStream si stiano rendendo conto che non basta spostarsi e superare la tempesta. Ora come ora è palese la deriva autoritaria e protesa verso la Cancel Culture che ha investito tutto l’Occidente, che una volta guardava con orrore al modello cinese, ma da due anni a questa parte sta assorbendo il sistema senza alcun problema.
Parole sante
Esatto. La guerra è solo un altro esempio di come le informazioni non sono mai reale ma sempre filtrate secondo convenienza e non realtà. Manco la repubblica delle banane sta messa male come noi!
Mi stupisco di come si accorgano che in questo paese vige la censura del regime del nuovo ordine mondiale solo ora, perché i corrispondenti sono fisicamente impossibilitati di riferire quanto avviene dalla parte dei nemici del nuovo ordine mondiale, fino all’altroieri la censura non si vedeva perché semplicemente non bisognava andare in nessun luogo per denunciare la FALSA narrazione sul covid, bastava aprire gli occhi e la mente.