Il 31 marzo scorso il Senato ha approvato il disegno di legge n. 2562 di conversione del decreto-legge 25 febbraio n. 14, recante “disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina”. Tra queste figura l’aumento delle spese militari fino al 2% del PIL. La misura ha generato tensione nella maggioranza e dubbi fra i cittadini, soddisfacendo invece le aziende italiane produttrici di armamenti, tra cui emerge il leader del settore, Leonardo, che attraverso le parole del suo amministratore delegato, Alessandro Profumo, ha dichiarato che «un potenziale aumento della spesa militare potrebbe portare nuovi rialzi alle stime di crescita rilasciate il mese scorso». D’altronde, dall’inizio della guerra in Ucraina l’azienda ha vissuto un rialzo in borsa di circa il 50%, passando da 6,4 euro per azione (23 febbraio) a 9,3 euro (4 aprile).
Leonardo ha dichiarato a marzo che nel 2022 il suo flusso di cassa libero, un parametro volto a misurare la reale redditività di un’impresa, sarebbe più che raddoppiato rispetto al 2021 (passando da 209 a 500 milioni di euro), complice l’aumento delle spese militari annunciato da diversi Paesi in seguito all’invasione russa dell’Ucraina. «Stiamo confermando il nostro obiettivo di generare un flusso di cassa cumulativo di 3 miliardi di euro nel periodo 2021-2025, con un significativo passo avanti nel 2022», ha dichiarato Alessandro Profumo. D’altronde, la stessa Leonardo ha reso noto che “tutte le attività hanno recuperato i livelli pre-pandemia, esclusa la divisione Aerostructures, attualmente in fase di ristrutturazione”, il che comporta previsioni relative alle entrate pari a 15 miliardi di euro nel 2022, dopo aver chiuso l’anno precedente con 14,1 miliardi di euro di ricavi.
[Di Salvatore Toscano]