Tra i progetti del Governo Draghi è emersa la volontà di rafforzare il controllo sulle acquisizioni societarie in Italia, attraverso una nuova divisione dedicata a supervisionare le operazioni di fusione che coinvolgono le “imprese strategiche” del Paese. Lo scopo dell’esecutivo è porre una stretta per evitare che società “sensibili” (come quelle operanti nelle telecomunicazioni o nella difesa) possano veder entrare nei consigli di amministrazione (CdA) membri di Stati esteri giudicati pericolosi. Come sottolinea l’Agenzia Reuters, l’azione pare principalmente orientata a contrastare la presenza cinese nelle aziende della terza economia dell’eurozona, in linea con quanto avvenuto lo scorso marzo, quando l’Italia ha annullato la vendita di una società di droni militari (Alpi Aviation) a investitori cinesi.
Sul tema, Enrico Borghi, membro del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (COPASIR) aveva dichiarato che: «Roma dovrebbe creare un organismo simile al Comitato per gli investimenti esteri negli Stati Uniti (CFIUS), che indaga attivamente su qualsiasi accordo di mercato ritenuto di importanza strategica e non solo sulle transazioni notificate». Qualche mese dopo è emersa l’indiscrezione: il Governo prevede di formalizzare entro la fine di maggio nuove regole che porteranno le società coinvolte in beni e servizi “sensibili” a informarlo delle discussioni preliminari con potenziali acquirenti. Si tratta di una misura volta a filtrare la presenza straniera nelle imprese italiane, più volte richiesta dai lavoratori nel corso degli anni ma mai ascoltata. Così, il cambio di direzione dovrebbe arrivare nelle prossime settimane per contrastare l’espansione cinese in Italia, perché evidentemente la semplice tutela dei lavoratori non rappresenta, oggi come in passato, una motivazione altrettanto forte e valida.
[Di Salvatore Toscano]